Resta in carcere lo stalker jesolano dell’eurodeputata
Lara Comi: «Non l’ho mai conosciuto, ha detto di aver avuto il mio numero dal partito. Adesso deve pagare»
JESOLO. Resta in carcere Giovanni Bernardini, l’imprenditore jesolano di 47 anni accusato di stalking dall’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi. L’arresto è stato convalidato e in sede di udienza preliminare al tribunale di Lecco, Bernardini, assistito dall’avvocato Francesca Giamporcaro, non ha rilasciato dichiarazioni. L’eurodeputata invece si è sfogata: «Spero rimanga in carcere il più possibile dopo le mie otto denunce e il provvedimento che gli imponeva di non avvicinarsi. Mi ha perseguitata per 9 mesi».
Increduli i parenti e i conoscenti di Jesolo i quali non si aspettavano un simile epilogo per Bernardini, che era stato anche candidato a sindaco per Sel nel 2012, senza però entrare nemmeno in consiglio comunale. Lo descrivono come una persona fragile, un po’ ingenua, ma non pericoloso. E non capiscono cosa possa essere accaduto. Bernardini adesso attenderà il processo in carcere a Lecco dove è rinchiuso da venerdì scorso. L’avvocato potrebbe ricorrere al Tribunale del Riesame e poi in Cassazione. L’imprenditore, titolare di un’azienda agricola a Jesolo, si era presentato venerdì scorso con un anello con brillante per dichiarare il suo amore alla Comi in occasione della partita di calcio delle parlamentari italiane, cui la eurodeputata aveva partecipato. L’esponente politica si trovava nella città, rione Germanedo, per disputare la sfida contro una rappresentativa locale della Figc, promossa dall’amministrazione comunale di Lecco per ricordare Paolo Cereda, il presidente di Libera Lecco, stroncato da un improvviso malore nei giorni scorsi.
Bernardini ha però aggirato il provvedimento del Tribunale di Busto Arsizio che gli imponeva di non avvicinarsi a meno di 500 metri dalla donna e ha trovato la polizia ad accoglierlo. Era tra le persone sotto controllo per l’incolumità della Comi e lo conoscevano bene dopo aver visto le sue foto sui social.
La Comi ha raccontato qualcosa in più di quanto accaduto. «Io non l’ho mai conosciuto», spiega, «ha detto di aver avuto il mio numero attraverso il partito. E per nove mesi mi ha perseguitata con telefonate, messaggi, pedinamenti. Sono stata costretta così a presentare 8 denunce e nei suoi confronti ed è stato anche emanato il provvedimento di allontanamento. Se non si è mai fermato davanti a tutto questo per nove mesi allora è meglio resti in carcere».
A caldo, la vicecapogruppo del Partito Popolare Europeo a Strasburgo non è stata tenera con Bernardini che evidentemente aveva passato la misura da tempo. All’udienza di convalida l’imprenditore jesolano non ha detto nulla e anche l’avvocato Francesca Gianporcaro non ha rilasciato dichiarazioni perché il suo assistito non l’ha autorizzata.
Secondo la ricostruzione, Bernardini seguiva l’eurodeputata ormai in tutti i suoi appuntamenti pubblici diventando una vera e propria ossessione corroborata con messaggi, e-mail, telefonate, incursioni nel suo profilo facebook e una serie ininterrotta di condivisioni dei post dell’europarlamentare, tra cui anche quelli sulla violenza sulle donne. Il giudice ha deciso che rimanga in carcere dopo la convalida, in attesa del processo. Ora rischia di restarci per un anno.
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