Resta in carcere il macedone accusato di essere un reclutatore di "foregin fighters"

VENEZIA. Resta per ora in carcere Ajhan Veapi, il macedone - domiciliato ad Azzano Decimo (Pordenone), - arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri del Ros a Mestre, con l'accusa di essere un reclutatore di "foregin fighters".
Nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza, l'uomo ha negato risolutamente di essere un reclutatore.
Ha ammesso di aver incontrato più volte l'imam bosniaco, Husein Bosnic - ora agli arresti a Sarajevo perché accusato di aver arruolato nell'Isis aspiranti mujaheddin - ma ha detto di averlo fatto esclusivamente per motivi religiosi, scambi culturali, seminari.
Il giudice per il momento non gli ha creduto e lo ha trattenuto in carcere: Scaramuzza ha convalidato il fermo per pericolo di fuga (l'uomo stava per partire per la Serbia quando è stato bloccato a Mestre dai carabinieri) e ne ha disposto anche la custodia cautelare in carcere, in nome dell'articolo 270 quater del codice, riservato ai reclutatori: "...chiunque arruola una o più persone per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione o un organismo internazionale, è punito con la reclusione da sette a quindici anni".
Secondo gl investigatori l'uomo era il referente in territorio italiano dell'imam Bosnic, intermediario tra lui e il bacino di aspiranti combattenti. Husein Bosnic è attualmente detenuto in Bosnia con l'accusa di terrorismo internazionale e instradamento di combattenti verso il teatro siriano.
Il provvedimento di fermo e perquisizione del macedone scaturisce da elementi raccolti nell'ambito dell'attività investigativa svolta dal Ros per il contrasto del radicalismo di matrice islamista nel Nordest. In particolare, il monitoraggio dello straniero fermato ha appunto consentito di verificare come questi fosse dedito alla selezione e al reclutamento, in Italia, di aspiranti terroristi, che venivano poi affidati all'imam bosniaco che si occupava del loro arruolamento tra le fila dell'Isis e del loro espatrio verso le aree di guerra.
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