«Resort, nessun pericolo per persone e ambiente»

I legali dei costruttori di San Michele contestano le accuse: «Abbiamo avuto autorevoli pareri di docenti universitari»

lignano sabbiadoro. La Procura di Udine punta a chiudere l’indagine il prima possibile. Lo ha riferito il procuratore capo Antonio De Nicolo, all’indomani del blitz con cui i carabinieri del Nas hanno sigillato il Marina Azzurra Resort e un magazzino del ristorante Al Cason, entrambi a Lignano Sabbiadoro. Entrambi sono stati ritenuti opere abusive, costruite sulla base di permessi concessi in violazione delle norme urbanistiche e del piano di assetto idrogeologico.

L’operazione è scattata alla vigilia dell’inaugurazione della stagione estiva, la prima per il resort da 40 milioni di euro, al varo il prossimo 25 maggio. «Ci si sta muovendo in fretta anche nell’interesse degli indagati», ha detto De Nicolo, «è giusto che non attendano a lungo per vedere decisa la loro posizione». Per quanto fra loro scollegate, le due vicende trovano un minimo comune denominatore nella figura del dirigente dell’Area tecnica del Comune di Lignano: è all’architetto Paolo Giuseppe Lusin che sono contestate due ipotesi di abuso d’ufficio, per avere «avocato a sè entrambe le pratiche» e rilasciato il via libera, nonostante i pareri negativi dei professionisti e colleghi che le avevano istruite. Devono rispondere di violazione delle normative urbanistiche, in concorso con lo stesso dirigente, invece, gli imprenditori Giorgio Ardito, presidente della Lignano Pineta spa, proprietaria dell’edificio che ospita il Cason, e i residenti a San Michele al Tagliamento Angelo Basso, 53, titolare della Europa group srl, società di Latisana cui Lusin concesse il permesso a costruire il resort, Laura Barel, 73, e Marco Frattolin, 49, legali rappresentanti della Adriacos srl di Latisana, che lo ha realizzato.

Un’ipotesi di falso ideologico, infine, è contestata al geometra Massimo Sandri, di Lignano per la relazione tecnica di asseverazione depositata in Comune.

Il «verosimile progressivo incremento» di ospiti e lavoratori in vista «dell’imminente inizio della stagione estiva» e, quindi, l’«aumento del carico urbanistico, la conseguente alterazione dell’assetto del territorio derivante dalla presenza umana e dall’esercizio delle relative attività» e «la sussistenza di situazioni di elevato rischio per l’incolumità pubblica e per l’ambiente». È riassunta in questo passaggio del provvedimento del gip Daniele Barnaba Faleschini la spiegazione che ha imposto il sequestro del resort e delle sue 67 house boat. Troppo vicine all’acqua, considerato anche la piena del Tagliamento dello scorso 30 ottobre, quando i Nas documentarono l’acqua che saliva fino a sfiorare la sommità degli argini. Il giudice parla di «attuale e indifferibile esigenza di impedire che la libera disponibilità delle opere abusivamente realizzate possa aggravare le conseguenze dei reati».

Il ragionamento vale anche per il magazzino del Cason (il resto del ristorante funziona regolarmente), anche se la portata del rischio non è paragonabile. «Disturba che le due attività giudiziarie, palesemente distinte tra loro, siano state accomunate», afferma l’avvocato Maurizio Conti. Che, rispetto alla posizione di Ardito, ribadisce «il percorso assolutamente lineare seguito nella procedura di rilascio del permesso».

I legali che assistono gli imprenditori di San Michele, gli avvocati Renzo Fogliata, Simonetta Rottin e Novella Disopra, ricordano come, nei mesi scorsi, vi fossero stati «autorevolissimi pareri di docenti universitari che hanno affermato l’assoluta assenza di pericolosità sia per le persone, sia per l’ambiente». E mentre il geometra Sandri preferisce non rilasciare dichiarazioni, l’architetto Lusin, che si è rivolto all’avvocato Francesco De Benedettis, di Gorizia, respinge le accuse come «non coerenti con quanto successo». —



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