Residenti tra cinismo e indifferenza. «Così il problema è risolto»
MESTRE. «È davvero orrendo doverlo dire, ma adesso il problema si è risolto da solo». Cosa facessero, perché fossero lì e quale morte sia toccata in sorte ai due i che dell’ex chiesetta avevano fatto il loro rifugio, non fa breccia in molti degli abitanti di quartier San Paolo che ieri mattina si sono svegliati con il rumore dei mezzi dei Vigili del fuoco. Quel prefabbricato è l’emblema di un disagio che in centro sta assumendo dimensioni critiche. Un residente commenta secco: «Se le istituzioni non risolvono il problema, perché devo farmi un cruccio che due presunti spacciatori non ci siano più, a me dispiace per i miei cari che magari inciampano su una siringa infetta sul marciapiede, e lì era pieno».
«Abbiamo sentito degli scoppi, forse a causa delle bombole, alcuni condomini sostengono fossero addirittura in tre le persone coinvolte nel rogo, di sicuro sbandati che passavano di qua» chiarisce il portinaio del grande condominio di quartier San Paolo, che nell’edificio ha ben due portinerie.
«Purtroppo là c’è di tutto: siringhe, stagnole, perché all’interno può entrare chiunque. Dentro c’erano dei materassi e ci abitavano delle persone stabilmente, noi abbiamo fatto presente cosa accadeva all’amministratrice». Spiega anche che alcuni residenti erano stati minacciati da chi si era appropriato dell’ex chiesetta, pertanto le persone stavano alla larga. Ma c’è anche chi non si è mai accorto di nulla. «Sono qui da molti anni e vedo passare parecchi disadattati» spiega Alvise della Coloreria Camorei, «di giorno sono per lo più persone di mezza età che magari si recano alla Casa dell’ospitalità, la sera la musica invece cambia, ma io chiudo e vado a casa. Quanto accaduto era scritto».
Chi abita negli appartamenti vicini al prefabbricato sapeva tutto. Un anziano di 87 anni esce dal condominio e va a vedere. «Sono qui dal 1968, negli anni Settanta non c’era la chiesa, la chiesa era dentro un negozio» racconta «poi l’hanno trasferita là dentro. Mio figlio lì lo hanno battezzato». «Ho fatto mille segnalazioni» racconta Ingrid, «non solo per i rovi, ma perché nell’ex vivaio Cianchi entravano in continuazione sbandati».
«La situazione in questi anni è peggiorata» racconta Luisa che in quartier San Paolo ci vive e ci lavora. «Abbiamo le auto vicino all’area verde, siamo in tantissimi e ci hanno aperto anche un B&B abusivo. Scassinano le macchine in continuazione, sono persone che cercano soldi per mangiare o comperarsi la dose».
Nel pomeriggio di ieri, dopo che i vigili del fuoco se ne sono andati, più di qualcuno è andato in sopralluogo. «Ho fatto presente cosa accadeva un bel po’ di tempo fa» racconta un uomo che invece sembra sconvolto. «Poco tempo fa c’era una ragazza incinta scappata da chissà dove e quando ho sentito quanto accaduto, ho pensato subito a lei. Poi ho conosciuto un tunisino con il quale viveva, mi sembrava una brava persona». E c’è chi se la prende con la parrocchia: «È responsabile di non avere mai fatto nulla».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia