Residenti in campo: «Un presidio fisso a Santa Margherita»

VENEZIA. «Stop al degrado, chiediamo un presidio». Ieri sera i cittadini e gli esercenti di Campo Santa Margherita hanno “scaldato i motori” per un fine settimana di protesta contro il degrado dell'area, diventata invivibile. Una cinquantina di persone si è radunata verso le 21 con i cartelloni «No spaccio» o «No droga» e si è spostata al centro del Campo che nel weekend diventa un incubo.
«Non usciamo più» hanno detto i residenti «Non possiamo godere della nostra libertà perché abbiamo paura». Qualcuno in passato dopo alcuni esposti si è trovato danni al portone, altri si sentono più al sicuro soltanto perché hanno il cancello. Non ne possono più. «Sappiamo che il questore è contrario al presidio» ha detto il portavoce dei residenti Nicola Monselesan « ma chiediamo che almeno ci sia una pattuglia nei fine settimana. Inoltre chiediamo pubblicamente che i portavoce di residenti ed esercenti possano partecipare martedì 22 all'incontro tra prefetto e questore perché vorremmo portare la nostra testimonianza».
Campo presidiato da una decina di poliziotti, ieri sera. La protesta è partita di giovedì anche per dare la possibilità di conoscersi e di inserirsi nel gruppo Whatsapp che si è creato tra gli abitanti per tenersi informati. «Lunedì sera» ha raccontato Ugo Caiselli «dalla mia finestra vedevo che nella calle si dividevano la droga da spacciare. Tempo fa un signore anziano ha buttato un po' d'acqua dalla finestra e dei ragazzi sotto l'hanno sfondata e sono andati verso la sua porta di casa».
Questo rende l'idea del clima che i residenti vivono. «Sono arrivata qui otto anni fa» ha raccontato Donata Cecconi «quando nel Campo si ballava il tango ed era bellissimo. Adesso è così pieno di vetri che non posso nemmeno portare il mio cane fuori. Mio figlio ha 13 anni e, anche quando va da qualche amico che abita a qualche minuto, non posso farlo tornare a casa da solo».
Le voci esprimono rabbia, paura e preoccupazione e chiedono all'unisono di intervenire al più presto. «Una volta la chiamavano maleducazione» hanno detto Monselesan e il portavoce degli esercenti Luciano Dellisanti «adesso hanno capito che si chiama problema di ordine pubblico. Almeno quando c'è la polizia gli spacciatori vanno via».
Dall'altro lato c'è la polizia che comprende le richieste dei cittadini, ma che si trova spesso con le mani legate perché, anche se arresta uno spacciatore, la decisione se mandarlo in carcere spetta al magistrato. Mercoledì sera, in occasione dell'operazione «Alto Impatto», sono stati presi in questa zona un tunisino di 29 anni per detenzione di droga e uno di 32 irregolare nel territorio italiano, ma con le leggi svuotacarcere lo spacciatore potrebbe non aver nessuna conseguenza.
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