Reperti archeologici veri e falsi denunciate quattro persone

Il Nucleo tutela patrimonio culturale ha smascherato la vendita illecita in un hotel di Verona Nei guai un mestrino, le opere fasulle valevano un milione. Recuperati anche 32 vasi originali
Di Carlo Mion
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 26.05.2017.- I Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia sequestrano 32 reperti archeologici e 12 falsi. Palazzo Ducale Sala del Piovego. Nella foto quelli falsi con Maggiore Cristian Costantini.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 26.05.2017.- I Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia sequestrano 32 reperti archeologici e 12 falsi. Palazzo Ducale Sala del Piovego. Nella foto quelli falsi con Maggiore Cristian Costantini.

Dodici reperti archeologici falsi hanno consentito ai carabinieri di recuperarne 32 di originali e di denunciare quattro persone. L’operazione dei militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia. Si tratta di reperti risalenti al III e IV secolo A.C., di cui 12, appunto falsi. All’operazione hanno collaborato i carabinieri dei comandi provinciali di Venezia, Treviso e Verona. Ad essere denunciati sono stati due veronesi, un mestrino e un residente a Vittorio Veneto. Devono rispondere di ricettazione, impossessamento di beni culturali e contraffazione. Il valore di mercato dei reperti è di un milione di euro.

L’indagine ha avuto inizio con un primo sequestro eseguito in un noto albergo di Verona dove una persona stava per vendere 12 reperti archeologici, scoperti poi essere falsi ma posti in vendita come autentici. I carabinieri erano arrivati a questi reperti seguendo delle tracce lasciate in rete di proposte di compravendita di reperti. Un traffico che si stava consumando in alcune città del Nordest. Ad un certo punto hanno la certezza del luogo dove sarebbe avvenuto lo scambio denaro-reperti. Quando piombano nell’albergo di Verona dove stava avvenendo la compravendita sono certi che quei pezzi sono originali e che provengono da scavi in Puglia e in provincia di Catania. Certezza che dura poche settimane. Infatti gli esperti certificano che si tratta di falsi. Opere realizzate da falsari ma con tecnica sopraffina. A metterli in vendita sono due veronesi appassionati di reperti, Clienti altri italiani provenienti da diverse parti d’Italia.

L’indagine non si ferma. Sviluppando gli elementi raccolti in questa prima fase i militari individuano altri due personaggi chiave di questa operazione di recupero. Si tratta di un residente a Vittorio Veneto e di un mestrino. Anche loro frequentano la rete e il mondo degli appassionati di reperti.

Scattano le perquisizioni. Nell’abitazione di Vittorio Veneto i militari trovano un piccolo tesoro di reperti. Si tratta di pezzi originali risalenti al IV secolo A.C. e provenienti da scavi clandestini nella provincia di Catania. Altra perquisizione positiva nell’abitazione del mestrino. Anche qui reperti originali. Il numero di pezzi qui è inferiore a Vittorio Veneto, ma sempre di elevato valore. Sono reperti di produzione Apula risalenti al III secolo A.C.. I carabinieri sono arrivati appena in tempo per evitare che i pezzi fossero venduti. Infatti il mestrino aveva già iniziato una trattativa con alcuni collezionisti. Le quattro persone sono state denunciate per i reati di ricettazione, contraffazione ed impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato. Il valore dei beni originali è di circa 600.000 euro, ed il valore stimato delle opere false, qualora commercializzati come autentici è di circa 350.000 euro.

I beni sono stati restituiti alle sovrintendenze responsabili del territorio di provenienza. Saranno questi enti a decidere poi dove verranno sistemate. I pezzi falsi se non saranno distrutti è probabile che vengano utilizzati per organizzare mostre itineranti sui falsi. Questo già avviene con i quadri che il Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, toglie dal mercato.

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