Renzo Dekleva chiede il rito abbreviato
MESTRE - Renzo Dekleva non vuole essere processato dai giudici popolari che compongono la Corte d’assise e così, nella tarda mattinata di ieri, i suoi difensori, gli avvocati padovani Pietro Someda e Stefania De Danieli, hanno depositato nella cancelleria del Tribunale di Venezia la richiesta di rito abbreviato. Toccherà, dunque, al giudice dell’udienza preliminare Marta Paccagnella processare l’uomo che è accusato di aver ucciso Lucia Manca e di aver poi occultato il cadavere di sua moglie. L’udienza per esaminare la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pubblico ministero Francesca Crupi era già fissata per il 17 gennaio: in seguito alla richiesta dei difensori, quel giorno, il magistrato ne prenderà atto e rinvierà di alcuni giorni per la discussione e la sentenza.
Il rito abbreviato, infatti, prevede che se non vi siano specifiche richieste, come in questo caso, le parti discutano allo stato degli atti, cioè senza ascoltare testimoni e periti. In caso di condanna, l’indagato ottiene uno sconto di pena pari a un terzo per il tempo e le energie fatte risparmiare alla giustizia. È evidente che gli avvocati Someda e De Danieli ritengano che esistano già agli atti elementi che possano far assolvere Dekleva senza affrontare l’istruttoria dibattimentale davanti alla Corte d’assise in cui avrebbero dovuto portare le prove a discarico. Probabilmente la loro difesa si baserà sul fatto che i tre periti medico legali nominati dal giudice non siano riusciti a stabilire la causa della morte di Lucia, il cui cadavere è stato trovato tre mesi dopo il decesso in avanzato stato di composizione sotto il viadotto di Cogollo del Cengio, in provincia di Vicenza. Impossibile, stando a loro, sostenere che sia stata assassinata.
Per l’accusa, invece, ci sono più indizi, se non le prove certe, per condannare Dekleva e per questo il pm Crupi ha chiesto il suo rinvio a giudizio. C’è la testimonianza di chi dalla sera precedente alla sua scomparsa non l’ha più vista fuori di casa sua, a Marcon; c’è il ticket dell’autostrada con l’impronta di Dekleva, che dimostra che il marito la sera del 6 luglio era nei pressi di Cogollo; c’è il tabulato telefonico che conferma che il cellulare di Dekleva viaggiava sull’autostrada Padova-Vicenza assieme a lui quella stessa sera; infine, c’è la traccia di dna estratto dalla saliva della donna, saliva trovata nel bagagliaio dell’auto di lui.I parenti di Lucia si sono costituiti parte civile con l’avvocato Antonio Bondi, che sarà presente all’udienza e potrà avanzare le richieste per conto loro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia