Renzi: "Era scritto che Casson perdesse"

In un'intervista alla Stampa il premier fa l'analisi del voto: "Brugnaro il candidato più renziano"
Matteo Renzi con Felice Casson e Alessandra Moretti presso Teatro Toniolo, Mestre.
Matteo Renzi con Felice Casson e Alessandra Moretti presso Teatro Toniolo, Mestre.

VENEZIA. "Queste elezioni dicono con chiarezza che con il Renzi 2 non si vince. Devo tornare a fare il Renzi 1.
Infischiarmene dei D' Attorre e dei Fassina e riprendere in mano il partito". Matteo Renzi, in un colloquio in apertura di prima pagina della Stampa con Massimo Gramellini, analizza i risultati delle amministrative e nel farlo archivia le primarie: "Una cosa è certa: le primarie sono in crisi. Dipendesse da me, la loro stagione sarebbe finita". Lo strumento di selezione della classe dirigente del Pd, a suo dire, non ha funzionato: "Casson, Paita, De Luca, Emiliano, Moretti. Io su quelle scelte non ho messo bocca".


Sul 'caso Venezia', il segretario del Pd è molto tranchant: "Era scritto che Casson perdesse. A Venezia mi è venuto incontro un signore: 'Salve, sono l' unico renziano della città...'. Era Brugnaro, il candidato del centrodestra che ci ha battuto".

Renzi è molto chiaro anche su quello che dovrebbe essere il collocamento politico del Pd: "Questo è un paese moderato, vince chi occupa il centro. Con personalità perché se invece degli originali corrono le copie, allora non funziona". E cita un altro caso significativo: quello ligure. "La Paita non ha perso perché il candidato di Civati le ha tolto dei voti che probabilmente non sarebbero andati comunque a lei. Ha perso perché nell' ultima settimana il 5% degli elettori di centro si è spostato verso Toti".

Il presidente del Consiglio difende l' operato del governo e torna a tracciare un paragone con il predecessore: "Basterebbe dare uno sguardo alle pratiche che abbiamo ereditato per capire che non è affatto vero che Letta era più competente di me, come ha scritto qualcuno". Il premier rassicura anche sul prosieguo delle riforme: "Da oggi le riforme sono più vicine non più lontane. Adesso dovrò aumentare i giri, non diminuirli". Quanto al partito, Renzi afferma: "Devo tornare a fare il Renzi pure lì. E farlo davvero.

Infischiandomene delle reazioni per aprire una discussione dentro il mio partito". E dopo aver elencato le nomine fatte nelle grandi aziende partecipate, afferma: "La vera accusa che mi si dovrebbe rivolgere non è di avere messo i miei al governo, ma di non averli messi nel partito". Nel partito, prosegue, "non ho messo bocca perché pensavo che astenermi fosse un presupposto per stare tutti insieme". Ma ora, assicura le cose cambieranno: "Ah, ma adesso basta, si cambia. Anche perché tra un anno si vota nelle grandi città. Torino Milano, Bologna, Napoli, forse Roma". Roma? gli chiede l' intervistatore. "Se torna Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo".

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