Renzi: «Ci riprenderemo Venezia» E avanti con il Mose

Il premier alla Digital Venice incoraggia i dirigenti locali del Pd: «Nei prossimi mesi seguirò da vicino le vostre vicende». Verso elezioni nel 2015
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 08.07.2014.- Digital Venice. Arsenale. Zaia, Premier Matteo Renzi, Zaccariotto
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 08.07.2014.- Digital Venice. Arsenale. Zaia, Premier Matteo Renzi, Zaccariotto

VENEZIA. «L’Italia ha una grande occasione, fare l’Italia e smettere di piangersi addosso. E in mille giorni dobbiamo cambiare faccia e interfaccia. Noi stiamo mettendo in campo tutte le nostre forze, faremo le riforme e la prima riforma è creare posti di lavoro per i nostri ragazzi. L'Italia è semplicemente leader in Europa per sei mesi. È una responsabilità importante, ne siamo orgogliosi, ma non è il nostro obiettivo: la nostra ambizione è più alta, è diventare leader non delle istituzioni ma dei cittadini. Se l'Italia cambia può essere leader nei prossimi 20 anni. Il problema dell'Italia, e ne sono sicuro al 100 per cento. è l’Italia».

Matteo Renzi, da presidente del Consiglio ora alla guida dell’Unione Europea per il prossimo semestre, ha trasformato così, ieri all’Arsenale, il forum di apertura di Digital Venice Week - la settimana europea dedicata all’Agenda Digitale e all’innovazione tecnologica che si svolge in laguna - anche in uno “spot” internazionale sull’Italia che vuole cambiare. Con lui. Un Renzi sbarcato in laguna di buon mattino e ripartito all’ora di pranzo, “dribblando” le numerose richieste di incontro e anche la manifestazione degli esponenti dei centri sociali e di associazioni e movimenti contro le grandi navi e il Mose (ha però ricevuto il loro dossier), ma che si è comunque concesso in aeroporto un breve incontro con i vertici del Pd veneziano e regionale per rassicurarli, dopo il terremoto dell’inchiesta sul Mose così come ha fatto con il commissario prefettizio Vittorio Zappalorto che ora regge il Comune di Venezia, augurandogli buon lavoro fino alle prossime elezioni amministrative, che saranno, a questo punto, nel prossimo aprile.

«L' Italia deve avere il coraggio di cambiare, sia nella parte interna, come giustizia e burocrazia, sia anche nella capacità dei nostri ragazzi di far crescere le proprie idee», ha detto Renzi nel suo intervento conclusivo all’Arsenale, che ha seguito quello del commissario dell’Unione europea per l’Agenda Digitale Neelie Kroes, quello dell’economista Jeremy Rifkin e quelli dei rappresentanti delle aziende europee e mondiali che operano nel mercato del digitale.

«In questo momento - ha detto ancora il presidente del Consiglio - le idee salveranno l'Europa e non le limitazioni. Il ruolo dell'Unione Europea non è quello di associazione di limitazioni ma quello di essere uno spazio di libertà. Dobbiamo rendere civile e più bella la globalizzazione. Se invece parliamo solo di limiti, di vincoli e di dossier burocratici che dividono i Paesi perdiamo un'opportunità. Se vogliamo creare posti di lavoro - ha aggiunto - dobbiamo investire in innovazione, importante che sia stato fatto all'Arsenale, che era luogo dove si creavano posti di lavoro e ora è un luogo di bellezza».

Renzi - con al suoi fianco le ministre per la Semplificazione Marianna Madia e per lo Sviluppo Economico Federica Guidi (nella foto in alto, insieme in mostoscafo) - ha chiesto nell’occasione all’Unione Europea di andare verso un mercato unico del digitale, con un’authority unica. Il premier ha annunciato, per ottobre, "un vertice strategico" organizzato dall'Italia sull'Information and Communication Tecnology. E ha proposto che «ogni euro investito in infrastrutture digitali venga escluso dal Patto di stabilità», definendo «derby ideologico» quello tra austerity e flessibilità.

«Se investo in infrastrutture digitali non è un costo - ha insistito - ma un investimento nel futuro. L'innovazione tecnologica può salvare l'Italia, creando spazio e posti di lavoro per i nostri giovani».

Matteo Renzi rilancia sulle riforme e assicura – anche da Venezia - che è deciso ad andare avanti, nonostante l’opposizione interna di parte del Partito Democratico e quella esterna di una parte degli “alleati” di Forza Italia.

«Faremo le riforme – ha detto Renzi lasciando l’Arsenale, dove si è svolto l’incontro – perché l’Italia torni a dare speranza. Piaccia o meno a quelli che vogliono frenare, noi porteremo a casa il risultato. Il risultato lo portiamo a casa, sulla legge elettorale, sulle riforme costituzionali, sulla riforma del mercato del lavoro, sulla semplificazione della burocrazia e sullo snellimento della giustizia civile. Andiamo avanti con l’impegno e l’aiuto di tutti e questo Paese tornerà a creare speranza e posti di lavoro. L’Italia la cambiamo davvero, perché vogliamo troppo bene al Paese per lasciarlo in mano a quelli che sanno dire solo no».

E anche all’interno del suo intervento ufficiale sul tema dell’Agenda Digitale e dell’innovazione tecnologica a livello europeo, non è mancato un passaggio sulle riforme avviate dal suo Governo. In primo luogo «l'abolizione del Senato elettivo e la riduzione dei suoi poteri». «Magari in altri Paesi può essere una cosa normale – ha detto rivolgendosi alla platea, composta in gran parte da ospiti stranieri –. Ma per la politica italiana è una rivoluzione. Tagliamo duemila posti di lavoro nella politica. Faremo le riforme che abbiamo promesso a livello istituzionale». E ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha definito «un’ipotesi ragionevole» l'approdo in Aula per giovedì del testo sulle riforme. Anche perché – ha sottolineato – «immagino che la discussione generale possa richiedere un po’ di tempo. Non siamo preoccupati sui numeri in Aula».

Quanto alla richiesta trasversale di avere una settimana di tempo tra la fine dei lavori di commissione e l’inizio dell’esame d’Aula, avanzata al presidente Pietro Grasso da alcuni senatori, Boschi, dopo aver ribadito che la decisione spetta appunto alla presidenza del Senato, aggiunge: «In questi oltre tre mesi si è già avuto modo di sviscerare approfonditamente» i temi della riforma.

La giornata di ieri ha dato comunque i suoi frutti: innanzitutto con l’approvazione del nuovo Titolo V della Costituzione, che disciplina gli ambiti delle competenze tra lo Stato e le Regioni (con il governo che centrale che avrà potere esclusivo sulla politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea e immigrazione). Inoltre, sarà lo Stato ad occuparsi della tutela dei beni culturali e paesaggistici. Approvato infine dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato l’emendamento che modifica l’articolo 119 della Costituzione e introduce i costi standard. Città metropolitane e Regioni avranno risorse autonome per assicurare «il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche di comuni, città metropolitane e Regioni, sulla base di indicatori di riferimento di costo e fabbisogno». È quanto prevede l’emendamento dei relatori che li introduce.

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