Referendum Venezia Mestre, Cna si schiera per il no
VENEZIA-MESTRE. «È assurdo: diciamo sempre che l’unione fa la forza, che dobbiamo programmare sviluppo, servizi, uso del territorio e infrastrutture in un’ottica di Città Metropolitana, e poi parliamo ancora di dividere Mestre da Venezia!». Roberto Patrizio e Massimo Doglioni, presidenti delle Sedi territoriali della Cna di Venezia Centro Storico e di Mestre-Marghera, sono concordi nel sostenere le ragioni del No riguardo al referendum che il prossimo primo dicembre chiederà a veneziani e mestrini se vogliono continuare ad essere amministrati insieme o se preferiscono prendere strade separate.
«A chi giova votare?»
«E ce lo chiederà, tra l’altro, per la quinta volta in quarant’anni» commenta Patrizio. «Pur con il massimo rispetto che si deve all’istituto referendario, chiamare il corpo elettorale a pronunciarsi su un quesito su cui si è già espresso per quattro volte forse è una forzatura e può essere visto anche come uno spreco di risorse. C’è da domandarsi a chi giova». Una posizione in parte diversa da quella dell’altra organizzazione di categoria, la Confartigianato, che invece non ha preso una posizione ufficiale sul referendum, invitando solo i propri iscritti ad andare a votare. «È anacronistico che ancora ci si attardi in simili battaglie», rincara Doglioni, «quando è sempre più evidente che i problemi si risolvono a livello di aree vaste. Oggi è più illusorio che mai pensare all’autosufficienza, credere di potersela cavare meglio più piccoli e da soli». Piccoli, non è bello.
«Svantaggi per tutti»
La separazione, in sintesi, per i due rappresentanti degli artigiani della città d’acqua e di terraferma porterebbe svantaggi a entrambe le realtà. Secondo i rappresentanti mestrino e veneziano della Cna, Venezia – che tra l’altro potrebbe decadere dal ruolo di capoluogo di Regione – rimarrebbe più sola con i suoi problemi di cui purtroppo proprio in questi giorni stiamo vedendo tutta la tragicità, mentre per Mestre – inutile negarselo – si avrebbe una forte perdita di visibilità e di prestigio. E in compenso – sempre secondo l’analisi degli esponenti territoriali della Cna – a raddoppiare sarebbero poltrone e apparati, altro che risparmi. Raddoppierebbero le difficoltà nel coordinare i servizi in un territorio che è unito da quasi un secolo, per non dire dei contenziosi legali in cui inevitabilmente i due nuovi Comuni si invischierebbero per dividersi contributi statali, competenze su aree, patrimonio immobiliare, società partecipate ecc.
«Più Municipalità»
«Piuttosto», considerano Patrizio e Doglioni, «il Comune unito potrebbe recuperare attenzione alle specificità dei suoi territori, vicinanza ai cittadini e capacità di risposte rapide ed efficaci ai loro bisogni restituendo ruolo e competenze alle Municipalità, che in questi ultimi anni si sono viste svuotare di senso e di funzioni». —
E.T.
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