Referendum trivellazioni Casson: «Vittoria a metà»
CHIOGGIA. Vittoria a metà sulla battaglia contro le trivellazioni. Dopo il dietrofront del Governo sulla liberalizzazione delle estrazioni introdotta dal decreto Sblocca Italia, le regioni che si affacciano sul mare tirano un sospiro di sollievo anche se solo uno dei sei referendum sulle trivellazioni è stato ammesso dalla Cassazione.
Il sindaco Giuseppe Casson è parzialmente ottimista, così come Legambiente che attende il 13 gennaio (data in cui si pronuncerà la Consulta sui referendum) per esprimere una piena soddisfazione. Al momento quindi il bicchiere è mezzo pieno. Le notizie positive sono arrivate qualche settimana fa quando il governo Renzi ha presentato alcuni emendamenti alla Legge di stabilità che segnano un sostanziale dietrofront rispetto allo Sblocca Italia che dava il via libera alle trivellazioni bypassando il potere di veto delle regioni. La mossa del Governo è stata però considerata da molti movimenti ambientalisti un semplice escamotage per evitare che si arrivasse ai referendum proposti da dieci regioni, tra cui il Veneto, per dire no alle trivellazioni. Con gli emendamenti in pratica si vietano le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa dell’Adriatico. La seconda notizia, meno positiva, è arrivata venerdì quando la Cassazione ha dichiarato ammissibile solo uno dei sei referendum richiesti. «Siamo moderatamente ottimisti», spiega il sindaco, «il fatto che il Governo abbia fatto un passo indietro evita una situazione schizofrenica. Da un lato lo Stato che con la Legge speciale sancisce la particolarità e la tutela per la laguna di Venezia e dall’altro il via libera alle estrazioni al largo della stessa laguna. Siamo da sempre contrari a qualsiasi tipo di attività di estrazione al largo delle nostre coste che rischiano evidenti problemi di subsidenza e ricadute pesanti sull’immagine turistica e sul comparto ittico». Prudenza negli entusiasmi da parte di Legambiente. «Siamo sollevati dal dietrofront del Governo», spiega Luigi Lazzaro, responsabile regionale di Legambiente, «non possiamo invece rallegrarci della decisione della Cassazione perché molte delle nostre richieste non erano contenuti negli emendamenti e quindi sarebbero serviti i sei referendum. La decisione azzoppa il valore democratico di una consultazione popolare su un tema così delicato. Confidiamo che il 13 gennaio la Consulta, accogliendo i cavilli sollevati, possa cambiare le cose».
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