Referendum sulle case chiuse, venti firme il primo giorno

MOGLIANO. Il primo a sottoscrivere la proposta referendaria del sindaco Azzolini per riaprire le case chiuse è stato il consigliere comunale della lista Giovani Martino Michielan (nella foto). Per...
Borin Mogliano Presentazione nuova Giunta Comunale in foto Martino Michielan consigliere comunale agenzia fotografica foto film
Borin Mogliano Presentazione nuova Giunta Comunale in foto Martino Michielan consigliere comunale agenzia fotografica foto film

MOGLIANO. Il primo a sottoscrivere la proposta referendaria del sindaco Azzolini per riaprire le case chiuse è stato il consigliere comunale della lista Giovani Martino Michielan (nella foto). Per concretizzare il referendum abrogativo proposto da Azzolini, però di firme ne servono 500 mila entro il 30 settembre. È una corsa contro il tempo che non può certo fare affidamento solo sui moglianesi. Da ieri in municipio è possibile firmare. I moduli sono disponibili al punto comune di piazzetta Teatro. La loro presenza non era ancora stata resa nota ufficialmente ma nelle prime ore della mattinata di ieri sono già state raccolte una ventina di firme.

Lo sportello è aperto lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 14 mentre il martedì e il giovedì dalle 9 alle 18. Se si formeranno le tanto annunciate code di cittadini favorevoli alla riapertura delle case chiuse è tutto da dimostrare, però intanto tutti i fedelissimi del sindaco si sono già mobilitati. In queste ore anche gli altri sindaci d'Italia stanno ricevendo in formato digitale i moduli ufficiali. Azzolini chiede la collaborazione dei colleghi per sostenere la sua campagna. «Abbiamo spedito i moduli attraverso la posta elettronica certificata, ora i segretari comunali di ciascun Comune dovranno vidimarla entro due giorni». Il sindaco vuole realizzare anche un profilo Facebook a sostegno dell’iniziativa. Intanto non mancano le voci critiche. Come quella dell’Associazione Famiglie Numerose, che ieri ha scritto al sindaco una lettera aperta: «Noi eravamo rimasti all'idea che la malavita organizzata fosse l'unica "incaricata" di incassare i proventi della prostituzione e che un'amministrazione avesse invece il compito di aiutare progetti di pari opportunità e dignità della donna. Che messaggio intende dare ai nostri figli? Che è un'impresa come un'altra sia nella gestione che nella fruizione? Sarà annoverata tra le possibilità di lavoro delle generazioni future? Chiediamo su ciò di esprimersi anche l'assessore Tronchin, che ha avuto il merito di aprire lo sportello donna in Comune».

Matteo Marcon

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