Referendum separazione, bufera a Ca’ Farsetti. «Violato l’accordo elettorale»

Il rebus della separazione tra Venezia e Mestre. Bellati, candidato sindaco della Lega, attacca Brugnaro: «Disattesi gli impegni presi con gli elettori» Il sindaco ribatte con il parere di un costituzionalista: consultazione in contrasto con la Legge Delrio 
C'eravamo tanto amati: Luigi Brugnaro e Gian Angelo Bellati dopo la firma dell'accordo
C'eravamo tanto amati: Luigi Brugnaro e Gian Angelo Bellati dopo la firma dell'accordo

VENEZIA. «Imbarazzante. Prendiamo atto che per la seconda volta il sindaco Brugnaro ha violato l’accordo elettorale sottoscritto con gli alleati al ballottaggio. La Pubblica amministrazione non è un’impresa e di questo il sindaco dovrà rispondere ai cittadini». Gian Angelo Bellati, candidato sindaco nel giugno 2015 e poi alleato di Luigi Brugnaro al ballottaggio del 14 giugno, rompe un lungo silenzio e lancia una dichiarazione di guerra. Giovedì prossimo, durante il Consiglio comunale dedicato al parere sul referendum per la separazione, distribuirà a tutti i consiglieri la copia di quell’accordo violato. L’impegno sulla separazione e anche quello di far votare dai cittadini il sindaco metropolitano.

«Impegni disattesi», dice, «ho fatto bene a non fidarmi e a non entrare nella giunta Brugnaro». Gli autonomisti si stanno mobilitando dopo la conferma di quanto era stato anticipato qualche giorno fa dalla Nuova. Il Comune e il sindaco Brugnaro si avvarranno di ogni mezzo per dichiarare l’illegittimità del referendum. E dunque far saltare la consultazione popolare che chiede la divisione amministrativa del Comune. Una delibera di giunta anticipa già il parere negativo che il Consiglio comunale si appresta a votare nella prossima seduta del 9 giugno. E un parere di un illustre costituzionalista commissionato dal sindaco non lascerebbe spazio a dubbi: il referendum è in contrasto con la legge Delrio, quella che istituisce la Città metropolitana.Dunque non si può nemmeno indire, nonostante le migliaia di firme che lo hanno richiesto.

Il documento di accordo politico firmato da Brugnaro con Bellati e Semenzato: al punto h) c'è il referendum
Il documento di accordo politico firmato da Brugnaro con Bellati e Semenzato: al punto h) c'è il referendum

La bufera è in aumento. E adesso le liste civiche e gli autonomisti sono disposti alla battaglia. Sventolando quell’accordo «disatteso». Due pagine fitte fitte, firmate alla vigilia del ballottaggio di giugno 2015 dai candidati sindaco Luigi Brugnaro e Gian Angelo Bellati e sottoscritto anche dall’allora segretario della Lega Nord Alberto Semenzato. Un patto di governo dettagliato, che in cambio dell’appoggio della Lega e delle civiche al candidato Brugnaro otteneva la garanzia di avere il vicesindaco e due assessori. Rendendo comune un programma su alcuni punti ritenuti prioritari. La lotta al degrado e all’incuria (punto a), la diminuzione delle tasse per le attività produttive (punto b), lo Statuto speciale (c), le progettazioni europee (d), la trasparenza negli atti della pubblica amministrazione, da pubblicare on line (e), la riorganizzaione della macchina comunale e delle partecipate (f). Ma sono gli ultimi due punti, accusano gli autonomisti, «che non sono stati rispettati». «Deve essere ricercata con ogni mezzo l’elezione democratica del sindaco metropolitano con conseguente suddivisione amministrativa del Comune», si legge al punto g. E infine (punto h) «l’impegno per la celebrazione del referendum per la creazione dei comuni di Venezia e Mestre con la definizione precisa dei bilanci per le aree di Venezia insulare, Lido Pellestrina, Mestre, Marghera».

Un «tradimento» che adesso gli alleati intendono mettere sul piatto. «Chiederemo alla Lega di spiegare questo cambiamento di rotta», dice Bellati, pacta sunt servanda». Marco Sitran, portavoce del Movimento «Due Grandi Città», annuncia che il referendum si farà. «Non possono rimangiarsi quanto detto e impedire ai cittadini di esprimersi», dice, «giovedì saremo in Consiglio comunale e chiederemo uno ad uno ai consiglieri di esprimersi. Veneziani e mestrini hanno il diritto di pronunciarsi, non possono tapparci la bocca con cavilli legali».

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