Referendum, governo al Tar, Salvini ricorre contro Zaia
VENEZIA. Salvini fa ricorso contro Zaia. Nonostante il nuovo governo, in teoria favorevole alle autonomie, non cambia l’atteggiamento di palazzo Chigi nei confronti del referendum per la separazione amministrativa.
Ieri la Presidenza del Consiglio si è costituita al Tar del Veneto appoggiando il ricorso del Comune contro la delibera regionale. Atto dovuto, dal momento che i termini erano in scadenza e la procedura era stata avviata dal precedente governo Gentiloni. Ma adesso la notizia genera commenti e proteste da parte dei comitati separatisti.
«Non era mai successo», dice l’avvocato Stefano Chiaromanni, presidente del Movimento per l’Autonomia di Mestre. «Evidentemente ci sono interessi superiori persino al Governo che vogliono impedire che i cittadini si esprimano», dice. Curioso e forse anche «proceduralmente scorretto», secondo i separatisti, «è che il ricorso al Tar sia esattamente lo stesso di quello presentato alla Corte Costituzionale. Il che «non è aderente ai principi di specificità e univocità degli atti giurisdizionali».
Il 20 giugno l’Avvocato dello Stato veneziano Marco Meloni ha depositato al Tar la memoria in appoggio del ricorso del Comune e della Città metropolitana, come indicato il 10 maggio scorso dagli Avvocati dello Stato di Roma Massimo Salvatorelli e Pio Giovanni Marrone.
Nella memoria, gli avvocati chiedono alla Corte Costituzionale di esprimersi sul «conflitto di attribuzione» tra poteri dello Stato. Di dichiarare cioè che «non spetta alla Regione e per essa alla Giunta Regionale emanare la deliberazione n. 306/DRG recante la Indizione referendum consultivo sulla suddivisione del Comune nei due comuni autonomi di Venezia e Mestre» proclamato per il 30 settembre. Le argomentazioni degli Avvocati dello Stato sono quelle che «l'esecuzione, anche parziale, della delibera gravata rischia dunque di arrecare irreparabile pregiudizio alle prerogative statali riconosciute dalla Carta Costituzionale».
Non è compito della Regione, insomma, decidere sulla divisione dei confini. Tesi opposta quella degli autonomisti. Che si dicono sicuri che sulla base di quella documentazione il Tribunale amministrativa – e la Corte Costituzionale – non potranno che dar torto ai ricorrenti.
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