Referendum, gli autonomisti al governo: "Ritiri il ricorso"

Sitran: mai una campagna è stata ostacolata così a lungo, ma sono convinto che il 30 settembre si andrà a votare
 
Separazione Venezia e Mestre: si discute sulla legittimità del quinto referendum
Separazione Venezia e Mestre: si discute sulla legittimità del quinto referendum
MESTRE.«Chiediamo al governo del cambiamento che ritiri come promesso i due ricorsi avviati dal governo uscente in tempo utile per l’udienza decisiva innanzi al Tar del prossimo 18 luglio. E alla Regione perché difenda le sue prerogative costituzionali a tutela delle autonomie locali. Mai una campagna referendaria è stata così a lungo ostacolata».
 
Così Marco Sitran e Maurizio Maschietto, esponenti del gruppo civico “Due Grandi Città” dopo l’annuncio che anche il nuovo governo si è costituito in giudizio al Tar appoggiando i ricorsi già depositati. Un atto previsto, addirittura «dovuto» secondo alcuni. Che ha sollevato le proteste del mondo referendario.
«Allarmismo ingiustificato», dice adesso l’avvocato Sitran, «perché quel controricorso annunciato dal nuovo governo che avalla l’azione del sindaco Brugnaro contro il referendum appare inammissibile perché presentato fuori termine». In Regione la presidenza e l’Ufficio legale assicura: non ci sono nuovi atti contro l’indizione del referendum. Si tratta in sostanza del vecchio ricorso alla Corte Costituzionale del governo Gentiloni sul conflitto di attribuzione. «È la fotocopia dell’impugnativa, dove sono riportati anche refusi e la data del precedente ricorso del 10 maggio 2018, incluso il nome dell’avvocato».
 
Il referendum si farà dunque regolarmente il 30 settembre, dicono gli autonomisti. «Non è possibile una diversa interpretazione», continua Sitran, primo firmatario della proposta di legge poi approvata dalla Regione, «a meno di non voler smentire programmi elettorali. Ma anche le recenti dichiarazioni di Matteo Salvini e dei parlamentari veneziani pentastellati pro-referendum». Ecco allora la proposta al nuovo governo per il ritiro dei due ricorsi contro la consultazione popolare. «Anche per evitare», dice ancora Sitran, «il protrarsi di abusi giuridici pretestuosi e strumentali, che continuano a inquinare il vero confronto nel merito della nostra proposta. In questi anni abbiamo assistito a troppi tentativi del centralismo statale di bloccare la separazione. per impedire che Mestre e Venezia possano rinascere».
 
Opinione di segno opposto quella espressa dal Comune. Che ha presentato ben quattro ricorsi al Tar (due firmati dal sindaco metropolitano, che è sempre Luigi Brugnaro) per chiedere di dichiarare l’illegittimità degli atti. «Sulla modifica dei confini», sui legge nei ricorsi presentati dall’Avvocatura di Ca’ Farsetti, «la competenza è statale». «Niente affatto», la replica degli autonomisti, «la Costituzione prevede che a decidere sui confini siano le Regioni». E anche l’approvazione della legge sulla Città metropolitana, secondo i comitati, non avrebbe cambiato lo scenario.
 
Intanto il 30 settembre si avvicina, in un’atmosfera di grande incertezza. La campagna referendaria in sostanza non è ancora partita. Anche se i comitati vecchi e nuovi si stanno organizzando. Sono tanti, e stanno cercando la strada dell’unità superando le polemiche degli ultimi mesi. C’è anche il problema dei fondi. «Ci autotassiamo», dice Gian Angelo Bellati, «la campagna elettorale costa e noi abbiamo mezzi limitati».
Il nuovo Movimento fondato da Bellati e Cesare Peris si chiama Mova, Movimento veneziano per l’Autonomia. Gli aderenti sono già un centinaio. «Ognuno», dice Bellati, «può versare una quota a suo piacere». Con il Muva ci sono anche i comitati di Mestre (Chiaromanni), Due Grandi Città (Sitran e Marchetto). La campagna entrerà nel vivo a luglio. Sempre con l’incognita del Tar, che si pronuncerà sul tema il 18 luglio. 
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