Redentore 2014, in centomila per i “foghi” tripudio di colori e allegria
VENEZIA. Un fiume colorato di quasi centomila persone ha inondato ieri Venezia di colori e allegria per la Festa del Redentore. Da 437 anni si ripete il rituale più sentito da tutti i veneziani che, in questa occasione, consolidano il legame con la loro città. Oltre 1.700 imbarcazioni si sono lasciate cullare nel Bacino di San Marco dal pomeriggio in poi, aspettando il tramonto prima di iniziare a banchettare.
La partecipazione più intensa si è avuta come sempre alla Giudecca, il cuore pulsante del Redentore. L'omonima chiesa, alla fine del ponte lungo 333 metri, è infatti rimasta aperta tutta la serata, lasciando che le persone entrassero a visitarla o ad accendere una candelina. Le rive e i ponti hanno iniziato a riempirsi dal pomeriggio, sia a San Marco che alla Giudecca, dove per un giorno si è lasciato libero il camping più selvaggio, ma anche colorato. Ognuno si è ingegnato come poteva: seggioline ricavate dalle cassette della frutta, cartoni a forma di pesce utilizzati come tavoli per terra, asciugamani, stuoie; per i giudecchini, che si erano presi per tempo, tavoli veri, imbanditi con cura e gusto. La fantasia si è vista anche nelle decorazioni delle barche, ornate con foglie, palloncini di carta colorati e, una un po' bizzarra, con reggiseni.
Tutta la Giudecca è luccicata di arancione, il colore delle lampade di carta che decoravano le rive, ma anche di verde fluorescente, il colore di un gruppo e di veneziani che si è occupato un angolo nella parte dell'isola popolata dai giovanissimi all'altezza delle Zitelle.
«Al Redentore non si può rinunciare», hanno detto le amiche Carlotta Santi e Valentina Vianello. «In genere lo facciamo in barca ma quest'anno costava troppo e quindi ci siamo trovati tutti qui. È un momento bellissimo per noi veneziani, molto più di Capodanno».
Alle Zitelle non è mancata qualche polemica di chi chiedeva come mai il Cipriani avesse chiuso tutta la Fondamenta per i propri ospiti, ma la risposta è stata che avevano un'autorizzazione per un giorno. Anche l'Hotel Palladio e il Mulino Stucky hanno riservato comode sedie per i propri clienti, ma senza chiudere il passaggio: «Purtroppo», ha detto il giudecchino doc Giancarlo Ghigi, uno dei soci fondatori dell'Associazione Poveglia, «vedere che alcune zone sono limitate e che la gente è costretta a rimanere dietro, toglie la spontaneità tipica di questa festa. Ognuno si siede dove vuole per terra ed è questo il bello del Redentore».
Sarde in saor, bovoetti, pasta fredda, angurie e chi più ne ha più ne metta. Tutti insieme ieri sera si è mangiato in allegria, aspettando i fuochi: barbecue, grigliate e canti, mentre le lancette correvano veloci verso l'ora tanto attesa quando tutti hanno lasciato i propri tavoli e, col naso all'insù, hanno guardato i fuochi nel cielo.
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