«Reddito di partecipazione ai baby politici»
SPINEA. Giovani e politica, matrimonio sempre più difficile. Annunciati come il rinnovamento, il nuovo che avanza, il ricambio generazionale necessario, poi però sempre più spesso si perdono, non ce la fanno, impossibilitati a conciliare tempi di vita e lavoro con l’impegno per la comunità. Accade ovunque, si nota soprattutto in quei comuni, come Spinea, che più di altri hanno investito nei giovani per gestire la cosa pubblica.
La chiamata in giunta di Anna Zampieri, assessore trentenne al Sociale, il cui decreto di nomina è stato firmato da Silvano Checchin (nella foto) proprio in questi giorni, è solo l’ultimo tentativo di rilanciare quel ricambio generazionale che per stessa ammissione del sindaco: «È necessario, ma anche molto impegnativo». Cioè difficile.
E il primo cittadino lancia l’idea: «Istituire un reddito di partecipazione, per incentivare i giovani a impegnarsi nella cosa pubblica». Proprio il Consiglio comunale di Spinea, eletto due anni e mezzo fa, si era contraddistinto per la presenza massiccia di giovani e l’età media piuttosto bassa, tanto da essere etichettato come “Consiglio baby”. L’accezione era positiva: sette eletti su dieci erano under 35, cinque avevano addirittura meno di 24 anni. A metà mandato quel parlamentino dei giovani porta ancora l’entusiasmo ma anche tutte le fatiche di esserci e rimanere. Manuela Margiotta, una delle baby-consigliere ha dovuto dimettersi, Marzia Marastoni c’è ancora, ma ha lasciato il ruolo di capogruppo.
«Ma oggi», spiega Checchin, «l’impegno in politica è condizionato da problemi di studio e lavoro sempre più pressanti. Ai miei tempi, con i grandi partiti di massa, ci si poteva giocare permessi retribuiti, oggi a farla da padrona è il precariato diffuso e non è sempre possibile ritagliarsi del tempo per fare politica. Lo è sempre meno, in generale, nel fare volontariato. Ai nostri giovani mancano garanzie ed è un vero peccato perché ci stiamo giocando le forze per il futuro. Più che un reddito di cittadinanza oggi servirebbe un reddito di partecipazione, per incentivare i giovani a crescere spendendosi per la comunità di appartenenza, dando comunque loro la possibilità di vivere e mantenersi». (f.d.g.)
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