Recupero dell’ex Umberto I è una corsa contro il tempo

Il 30 giugno scade il termine per ufficializzare la convenzione urbanistica con i proprietari della Dng Il Comune rischia di perdere i padiglioni e l’area verde. L’opposizione: «Serve una proroga, sbrigatevi»
Di Mitia Chiarin
GIORNALISTA: Baschieri .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: sopralluogo presso l'area dell'ex Umberto I con gli assessori e gli studenti di IUAV
GIORNALISTA: Baschieri .AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: sopralluogo presso l'area dell'ex Umberto I con gli assessori e gli studenti di IUAV

Lo scoglio del 30 giugno si avvicina a grandi passi. La data è quella entro cui il Comune deve firmare la convenzione urbanistica con Dng, la società trentina proprietaria dell’area dell’ex Umberto I che da otto anni attende di diventare un nuovo grande quartiere, in verticale, tra via Circonvallazione e piazza Ferretto. La data è quella entro cui si cancellano le ipoteche sui padiglioni dell’ex ospedale che devono passare al Comune e si applica la nuova variante urbanistica che concede ai proprietari dell’area di puntare su commerciale, residenza e un albergo per riuscire davvero a costruire. Azione dal duplice effetto: aiutare i privati a trovare investitori mentre il Comune diventa proprietario dei padiglioni De Zottis, Pozzan, Cecchini, della casa delle suore (recuperarli costa minimo 12 milioni) e di 18 mila metri quadri di verde da destinare a parco pubblico.

Il tempo stringe e ieri in Municipio a Mestre, durante la discussione delle commissioni Sicurezza e Urbanistica con il comitato cittadino Second Life, il problema è emerso in tutta la sua serietà. Due gli assenti: l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin, impegnato con il sindaco, e i proprietari dell’area, la società Dng, assente giustificata perché non convocata.

Nei corridoi del Municipio si scopre che una richiesta di proroga ai termini della firma della convenzione è arrivata in Comune il 23 maggio scorso. Peccato che l’assessore al Patrimonio Renato Boraso l’abbia scoperto solo ieri mattina e si è profondamente irritato. I “black out informativi” tra uffici e giunta continuano. «Ora bisogna muoversi in fretta per verificare la questione ipoteche e per portare velocemente in giunta una delibera di proroga», si limita a dire il politico di centrodestra.

Intanto le opposizioni, centrosinistra e cinque stelle, scalpitano. «Cosa intende fare la giunta? Lasciare nel degrado l’area dell’ex Umberto I? Ha deciso di rinunciare all’attuazione del protocollo e all’acquisizione degli ex padiglioni e dell’area verde? Quale iter amministrativo si intende portare avanti per risolvere la questione? E dopo un anno di governo della città, quali sono i rapporti con i proprietari di un’area abbandonata a se stessa? Il tema va discusso al più presto in consiglio comunale», incalza il consigliere comunale Nicola Pellicani che ha presentato ieri una mozione che chiede a sindaco e giunta di informare il consiglio sulle azioni per recuperare un’area tanto strategica per Mestre e se intende perfezionare l’accordo con i proprietari dell’area.

«Questo progetto ha bisogno di continuità amministrativa e di grande attenzione», attacca il capogruppo Pd Andrea Ferrazzi. «Servono scelte di continuità con il passato oppure di discontinuità, se volete, ma servono scelte. Da un anno siamo fermi, nulla si sblocca per Mestre. Anzi si ferma tutto come per la stazione».

«Questo progetto va rivisto, si possono togliere i tre edifici bassi verso via Circonvallazione in stile sovietico», aggiunge Davide Scano (M5s). «Siamo contrari ma siamo ancora in tempo per una proroga che apra una profonda analisi sull’area. E lo dico non per aiutare i privati ma per avere quei 5 ettari finalmente vivibili».

Nel novembre 2013 Comune e privati, con un protocollo d’intesa, avevano rivisto il vecchio piano delle tre torri della Dng: una è stata destinata ad uso ricettivo con un albergo (100-120 camere). Prevista una galleria commerciale di 16 mila metri quadri; la residenza è scesa sotto i 2.500 metri quadri (10 per cento in social housing). Al Comune vanno, oltre all’attuale parcheggio pubblico (unico atto finora di riutilizzo pubblico dell’area), 18 mila metri quadri a verde e i padiglioni storici che vanno liberati dalle ipoteche con «fidejussioni certificate da primari istituti bancari». Protocollo confermato il 15 maggio 2015 dal commissario Zappalorto che aveva fissato il termine del 30 giugno 2016 per perfezionare le cessioni. Ora bisogna correre o si riparte da zero.

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