Rapine in villa, ora è caccia ai basisti
MEDUNA. Anche se non sono riconducibili agli stessi autori, le due rapine messe a segno nei giorni scorsi a Treviso e a Meduna hanno un elemento in comune: la quasi certa presenza di un basista che possa aver fornito ai malviventi le informazioni su dove colpire e, soprattutto, cosa cercare.
Ne sono sempre più convinti gli investigatori che stanno cercando di dare un volto agli autori dei colpi nella villa del commerciante Armando Sasso in via Bibano a Treviso e nella casa del concessionario d’auto a Portogruaro, Antonio Pasqual, che abita in via Pascoli a Mure di Meduna.
Antonio Pasqual è già noto alle cronache per aver subìto nell’estate del 1989 il rapimento della figlia Moira da parte di due malviventi piombati nella loro casa di Motta di Livenza.
Per questo si sta cercando di individuare tutte le persone che, nel corso delle ultime settimane, possano essere entrate all’interno degli appartamenti per diversi motivi.
Entrambe le rapine sembrano infatti essere caratterizzate dalla certezza, da parte dei malviventi, di troppi elementi: come la presenza in casa di una cassaforte oppure di gioielli e altra merce di valore.
Per questo motivo, oltre alla meticolosa analisi delle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza della zona, gli investigatori stanno concentrandosi su chi possa aver fornito ai rapinatori le informazioni su quando entrare in azione e cosa rubare. In particolare, nel colpo messo a segno a Treviso in via Bibano, è chiaro che i rapinatori, con ogni probabilità di provenienza dell’est Europa, sapevano che il grosso del possibile bottino fosse custodito all’interno di una cassaforte.
L’avevano vista da soli prima di svegliare i coniugi? Sapevano che era in casa e sono andati a svegliarli appositamente per farsela aprire. Se sapevano della sua esistenza, chi gliela aveva riferita? È proprio per rispondere a queste domande che gli investigatori stanno cercando di ricostruire se nei giorni scorsi qualcuno possa essere entrato in casa e aver scoperto qualcosa. Si tratta comunque di accertamenti complessi, ma che potrebbe dare ottimi risultati come accadde nel 2007 per la risoluzione della tragica rapina di Gorgo al Monticano.
Per quanto riguarda il colpo messo a segno a Meduna, i carabinieri dell’Arma di Conegliano, coordinati dal capitano Salvatore Gueli, stanno cercando di dare un volto ai componenti della banda, con ogni probabilità proveniente dall’est Europa. Stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere per vedere se qualcuna possa aver immortalato l’auto a bordo della quale sono fuggiti i banditi.
Sembra certo infatti che, mentre in due mettevano a segno la rapina, uno li stesse aspettando all’esterno per scappare.
E sul ritorno dell’incubo rapine nella Marca è intervenuto ieri anche il governatore Luca Zaia. «Adesso basta. Governo e ministero dell’Interno dedichino più tempo a difendere i cittadini da una criminalità ormai senza freni che non a spargere immigrati sui territori», ha attaccato il presidente della Regione, «denuncio una situazione di vero e proprio allarme rosso. Si faccia qualcosa di urgente e concreto prima che ci scappi ancora il morto dopo la tragedia dei coniugi Pelliciardi, e non ci si è andati lontani, o che la gente decida di difendersi o farsi giustizia da sola. Lo Stato sconfitto abbia almeno un rigurgito di dignità. I delinquenti alzano giorno dopo giorno il tiro delle loro malefatte mentre giorno dopo giorno lo Stato abbassa la guardia, lasciando i pochi, mal pagati e mal equipaggiati tutori dell’ordine a combattere eroicamente una battaglia difficilissima».
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