Rapinato e sequestrato in villa il re delle discoteche Venerandi

Una banda, armi in pugno, lo ha atteso fuori casa a Monastier: «Ti facciamo un foro nella testa» Arrestato dai carabinieri a San Donà un pregiudicato albanese che aveva nascosto i gioielli del colpo

Lo hanno atteso fuori dalla sua abitazione a Monastier, nascosti dietro una siepe, incapucciati e armati di pistola. Hanno aspettato che aprisse la porta e poi, dal buio, sono sbucati spingendolo dentro casa. Per più di un’ora, ieri notte, Renzo Venerandi, 67 anni, rappresentante storico dell’impresa che guida i locali del divertimento in provincia come l’Odissea, la Casa di Caccia e il Mascara di Mantova (oltre a gestire l’hotel Spresiano), è rimasto in balia di un commando di quattro banditi che, a volto coperto, lo hanno rapinato di soldi, orologi e gioielli. Lo hanno costretto ad aprire la cassaforte. Poi, dopo averla trovata vuota, lo hanno legato e picchiato, minacciandolo di fargli con la pistola un “foro nella testa per respirare meglio”.

Un’azione condotta con ferocia e determinazione da malviventi senza scrupoli. Nella mattinata di ieri i carabinieri hanno arrestato un pregiudicato albanese, che si trovava agli arresti domiciliari a San Donà. Nella sua abitazione è stata trovata parte della refurtiva sottratta durante l’assalto alla villa dell’imprenditore trevigiano.

Il fatto risale all’una della notte tra domenica e ieri. È a quell’ora che l’imprenditore rientra a casa dal lavoro. È solo e non sa che dietro ai cespugli della sua villa, in via Pisani 14 a Monastier, proprio vicino ad uno dei suoi locali, la Casa di Caccia, si nascondono quattro banditi, armati e travisati da passamontagna. Se ne accorge soltanto quando apre la porta d’ingresso della villa. È a quel punto che il commando entra in azione. Venerandi viene spinto dentro casa e, sotto la minaccia di una pistola, gli viene subito chiesto di aprire la cassaforte. La cassaforte è vuota e lui consegna i tremila euro in contanti che ha addosso. Ma loro non si accontentano. «Sappiamo che hai i soldi, dacci i soldi». L’imprenditore viene legato a mani e piedi e minacciato con la pistola. Gliela puntano in faccia dicendogli: «Se non ci dici dove tieni i soldi, ti facciamo un foro per farti respirare meglio». Ad un certo punto, l’imprenditore si sente male e si accascia a terra. Sono le 2.15 della notte quando Antonio, un amico di Venerandi, che ogni tanto lo aiuta nella chiusura dei suoi locali, passando in macchina di fronte alla villa vede le luci ancora accese. S’insospettisce e con l’auto entra in una stradina che costeggia la villa e punta i fari verso l’abitazione dell’imprenditore. Proprio in quel momento, dalla casa vede uscire di corsa i quattro banditi. Scappano con soldi, orologi, ori e tre pistole. Una di queste la perdono nella foga della fuga. Fatalità, l’amico di Venerandi ha il telefonino rotto ma non si perde d’animo ed in auto raggiunge la Texa, una vicina azienda. Lì chiama il custode e lancia l’allarme ai carabinieri. Nel frattempo il re delle discoteche trevigiane si ridesta e riesce a liberarsi coi denti dai lacci che gli tengono strette le mani. Quando chiama il 112, i carabinieri gli comunicano di essere già fuori dalla sua villa. Lui apre la porta e racconta la rapina.

Scatta la caccia all’uomo. Vengono diramate le ricerche in tutto il Veneto. Quando ricevono la notizia, i carabinieri di San Donà hanno un intuito. C’è un albanese che è agli arresti domiciliari per una rapina in villa effettuata in passato con le stesse modalità. Vanno nella sua abitazione e lo trovano con scarpe e vestiti ancora sporchi di fango. Nel corso della perquisizione, viene trovata parte della refurtiva rubata nella villa a Monastier. Scattano le manette. Lui è un duro e non parla. Ora è caccia ai complici, probabilmente in fuga verso l’estero.

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