Rapinati in casa e legati terrore per tutta la notte
QUARTO D’ALTINO. Un nuovo assalto in villa. Questa volta ai danni dei titolari del mobilificio Filadelfia di via Sant’Eliodoro 31, ad Altino, tenuti in ostaggio per oltre un’ora e poi legati mani e polsi con le fascette in plastica da elettricista. Una notte da incubo, quella tra venerdì e sabato, per Romeo Pavan, 76 anni e la moglie Lidia di 73. I due coniugi sono stati liberati ieri mattina dal fratello assieme al figlio e al nipote dell’imprenditore. Il bottino non è ingente: all’incirca 1500 euro in contanti, un paio di orecchini e una collana che la signora Lidia indossava, oltre ad un cellulare, sparito dall’abitazione. I quattro banditi, molto probabilmente dell’Est Europa, erano convinti di trovare più denaro in casa e magari la cassaforte. Un colpo studiato nel dettaglio e sul quale indagano gli agenti della Squadra Mobile.
Marito e moglie venerdì sera verso le 22.40 rientrano a casa dopo aver cenato con degli amici nella vicina “Antica Altino”. Entrano con l’auto, salutano la coppia che era con loro, la fanno scendere e gli aprono il cancello. A quel punto l’uomo consegna le chiavi di casa alla moglie come fa sempre per timore che le accada qualcosa e parcheggia. La donna entra in casa. Lui arriva dopo. Percorre la strada che lo separa dall’entrata e poco prima di aprire la porta viene affrontato da quattro uomini incappucciati e vestiti di nero che si materializzano all’improvviso. Di sicuro due armati di pistola. Pavan cerca di reagire, ma chi lo trattiene ha gioco facile per convincerlo che non ha senso ribellarsi. La coppia viene immobilizzata su due sedie in cucina. I malviventi legano loro mani e caviglie. Per i polsi usano delle fascette di plastica.
Hanno la caratteristica che più uno tenta di divincolarsi e più stringono. Le caviglie invece vengono bloccate con il nastro adesivo detto “americano”. Inizia un’ora e mezza di terrore per la coppia. I banditi cercano denaro. Non si accontentano di quello che ha in tasca l’imprenditore e del resto che trovano in un cassetto di un mobile. Minacciano di fargli saltare le tempie, puntano loro la pistola alla testa. I ladri rovistano ovunque, trovano le chiavi di una Porsche e di una Mercedes dell’imprenditore. Ma altri soldi non ci sono. Parlano con accento dell’est Europa.
Per convincere Pavan a dire dove sono i soldi puntano la pistola alla testa della moglie e gli urlano che l’ammazzano. Non lasciano tracce, hanno le mani protette, molto probabilmente da colla o guanti in lattice. Dopo un’ora di terrore i quattro desistono. Non prendono nemmeno le auto. Molto probabilmente capiscono che sono dotate di gps. Tolgono l’hard disk del sistema di telecamere, i telefonini e i telecomandi dei cancelli. Prima di andarsene buttano addosso a marito e moglie i loro giacconi. Abbandonano l’auto con tutta probabilità lungo una rientranza nascosta di via Sant’Eliodoro, ma sembra che abbiano lasciato impronte di fango lungo la rete scavalcata per raggiungere la proprietà.
Il primo ad arrivare ieri mattina è stato Walter Pavan, che alle 8.15 aveva appuntamento con l’elettricista, ha visto la casa chiusa e ha sentito le grida dei coniugi. Ha immediatamente chiamato suo figlio Anthony e il figlio di Romeo, Gianni Isaia. I ragazzi si sono precipitati a casa ed hanno cercato di spaccare un vetro della porta visto che i rapinatori avevano chiuso la coppia in casa. Poi con un taglierino di liberare Romeo. Sul posto carabinieri, forze di polizia, Suem, pompieri. Marito e moglie hanno passato la mattinata in ospedale, sono stati medicati e le loro ferite giudicate guaribili in una decina di giorni.
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