Rapina in ristorante, famiglia sequestrata

Due banditi picchiano con la pistola il titolare e chiudono moglie, nonna e figlio in una stanza. Bottino 100 mila euro
DE POLO - DINO TOMMASELLA - JESOLO - PIZZERIA ATMOSPHERA DI VIA BAFILE
DE POLO - DINO TOMMASELLA - JESOLO - PIZZERIA ATMOSPHERA DI VIA BAFILE
JESOLO. Rapina al lido di Jesolo, due uomini picchiano e sequestrano il direttore del ristorante “Atmosphera” con moglie, e figlio, poi chiusi in una stanza assieme alla nonna.


Il bottino è di 100 mila euro ai danni del locale di via Bafile, vicino a piazza Brescia, aperto un paio d’anni fa dopo la prima esperienza a Bibione. Due uomini armati hanno fatto irruzione intorno all’1.30 di venerdì notte, quando il ristorante era ormai prossimo alla chiusura. Il responsabile, Dario Caravetta, che con una società di Sappada gestisce il ristorante di Jesolo e anche lui ha esperienza nel settore a Bibione, si è visto entrare due energumeni con il volto parzialmente coperto dal cappuccio di una felpa, accento dell’Europa dell’est, armati di una pistola e un taser, ovvero un dissuasore elettrico che provoca violente scosse e dolore fino alla paralisi degli arti.


Il direttore in quel momento era in cucina ed è stato sorpreso praticamente alle spalle mentre stava per chiudere. Dopo i primi colpi ha iniziato a gridare sollevando l’attenzione della famiglia. Volevano che li portasse alla cassaforte e per convincerlo non hanno esitato a percuoterlo con violenza, colpendolo al volto, sembra anche con il calcio della pistola. Lui non ha potuto reagire di fronte a tale violenza, oltretutto impaurito dal fatto che nel locale si trovava anche la moglie e il figlio che doveva proteggere assieme a sua mamma. Li ha condotti alla cassaforte che ha dunque aperto consegnando tutto quanto si trovava all’interno, circa 100 mila euro in contanti. Una somma ingente che fa pensare a una rapina ben architettata. Non è escluso che il malviventi fossero a conoscenza dei soldi tenuti in cassaforte e sapessero che il bottino era quella portata. Non contenti, i banditi gli hanno preso il telefono cellulare, quindi le chiavi del locale. Poi hanno spinto Caravetta, la moglie e il figlio e la nonna in una stanza del ristorante, e l’hanno chiusa a chiave. I rapinatori si sono dileguati, fuggendo all’esterno. La famiglia è rimasta chiusa nella stanza per qualche minuto. Hanno atteso che le acque si calmassero e poi Caravetta ha aperto la porta a spallate. Ha raggiunto due dipendenti in un appartamenti sopra il locale e si è messo in contatto con le forze di polizia, chiamando il 113. La prima pattuglia disponibile in zona è stata quella dei carabinieri che si sono precipitati sul posto. Caravetta era malconcio, con qualche ferita alla tempia e al volto, fortunatamente non molto gravi. Illesi moglie, figlio e nonna, comunque sotto choc dopo il sequestro. Lui non è ricorso alle cure mediche, e ha collaborato con i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di San Donà che, con il comandante, il capitano Dario Russo, ha avviato le indagini a tutto campo. Ci sono immagini delle telecamere che i militari stanno visionando e, a quanto pare, anche delle foto scattate con il telefonino che raffigurano in azione i due rapinatori. Si cerca nell’ambiente della delinquenza dell’est europeo attraverso la fitta rete di rapporti che porta sul litorale queste bande spietate probabilmente ben informate da talpe sui luoghi in cui andare a colpo sicuro.


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