Rapina in casa a Marghera, presi i predoni

Nelle prime ore del 23 marzo tre giovani erano entrati nella villetta della famiglia Azzalin, puntando un coltello ai coniugi
Di Mitia Chiarin

Il più giovane, Ionel George Irimia, difeso dall’avvocato Alberto Pauro, si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre Liviu Claudiu Cadu, difeso dall’avvocato Ermes Mozzato, ha negato di aver partecipato alla rapina ma di aver accompagnato gli altri a compiere il raid. Per il terzo, Fanica Halunga, il fermo è avvenuto a Piacenza ed è stato convalidato ieri mattina. Tutti e tre devono rispondere di rapina aggravata in concorso.

I tre rumeni (Cadu ha trent’anni, gli altri due sono ventenni) sono stati fermati venerdì scorso dalla Squadra Mobile di Venezia, con il coordinamento della Procura della Repubblica lagunare, perché ritenuti i responsabili della rapina avvenuta all’alba del 23 marzo scorso in via dei Faggi a Marghera, nell’abitazione della famiglia Azzalin. Quella fu una notte di paura per il capofamiglia e la moglie che, dopo aver sentito dei rumori provenire dal piano terra della villetta, erano scesi e si erano imbattuti in tre giovani, con guanti alle mani e cappellini in testa. Uno di loro aveva impugnato un coltello e minacciato i due coniugi per farsi consegnare oggetti in oro e denaro. Durante l’azione, al piano superiore nelle loro camere, dormivano i sei figli della coppia. Solo la fortuna ha evitato che i ragazzi scendessero, facendo degenerare la situazione, già difficile.

I tre banditi poi fuggirono su una Fiat Punto di proprietà di un parente di Azzalin, portando via dalla casa 500 euro ma anche cellulari, tablet e notebook. L’auto fu poi ritrovata in via Fratelli Bandiera.

A tre mesi da quella rapina, proprio attraverso le indagini tecniche su quei cellulari e computer trafugati da casa Azzalin, la Squadra Mobile di Venezia, diretta da Angela Lauretta, è arrivata ai responsabili.

Un quarto uomo è attualmente ricercato.

In assenza di tracce biologiche lasciate sulla scena del crimine dai malviventi, sono stati gli accertamenti tecnici sulle celle di aggancio di telefonini e computer a portare i poliziotti alla casa di Cadu e Irimia, che si sono spostati in questi mesi da Piove di Sacco (Padova) a Mogliano( Treviso) e dove sono stati rinvenuti, in una perquisizione, un cellulare e un notebook riconducibili al colpo del marzo scorso. I due uomini, che dividevano l’appartamento, erano pronti a trasferirsi all’estero e così gli investigatori della Mobile hanno accelerato la difficile e delicata indagine: convocati in questura per dare spiegazioni sul possesso di quegli oggetti, prima hanno detto di averli comperati via internet. Poi, rimasti soli, si sono sfogati tra loro, chiedendosi se i poliziotti li avevano in verità collegati a quella rapina. E così venerdì sono scattati i fermi.

Il terzo uomo, Halunga, è stato fermato a Piacenza. L’indagine ha interessato il traffico telefonico dei cellulari rubati; è stato anche tentato un riconoscimento da parte delle vittime, che è stato però solo parziale vista la paura vissuta durante la rapina dai coniugi. Irimia e Halunga hanno precedenti per reati contro il patrimonio, Cadu non ha precedenti specifici ma era schedato e secondo la polizia avrebbe dato supporto logistico agli altri due, esecutori del colpo assieme ad un complice, attualmente ricercato.

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