Rapina all'Unicredit: a processo
Sottomarina. Pene troppo miti, il giudice rifiuta il patteggiamento

Il momento dell’arresto dei rapinatori all’Unicredit
SOTTOMARINA.
Troppo pochi due anni e otto mesi per il pregiudicato e due anni e quattro mesi per l'incensurato, autori della rapina all'Unicredit di Sottomarina del 30 luglio scorso. Così il giudice veneziano Daniela Defazio ha respinto ieri il patteggiamento, dopo che i difensori avevano raggiunto l'accordo con il pubblico ministero, per i torinesi Giovanni Giolitto (57 anni) e Luigi Cucinelli (48 anni). Il rappresentante dell'accusa aveva chiesto il processo immediato per i due - ora sono agli arresti domiciliari - che avevano poi trovato l'accordo con il pm per evitare il processo in aula e ottenere lo sconto di un terzo sulla pena. Il giudice, però, ha ritenuto la pena incongrua e i due finiranno davanti al Tribunale di Venezia per rispondere di rapina. Avevano entrambi problemi economici e si erano conosciuti casualmente, poi avevano organizzato la rapina all'Unicredit. Cucinelli, piccolo imprenditore nel settore dell'elettronica, aveva spiegato di aver attraversato una grave crisi economica e a questa si sarebbe aggiunto un grave problema di salute. Aveva raccontato di aver conosciuto il Giolitto quasi per caso, al bar, anche lui in crisi finanziaria e soprattutto con esperienza nel settore dei reati contro il patrimonio. Non avevano armi vere: uno impugnava una pistola in plastica, naturalmente senza il regolare tappo rosso altrimenti tutti si sarebbero accorti che si trattava di un giocattolo, l'altro un taglierino. Volevano svuotare casse, bancomat e cassette di sicurezza, ma avevano bisogno di molto sangue freddo e, soprattutto, di più tempo. Ma è stato proprio il tempo a tradirli: una manciata di minuti li ha fatti finire in carcere. La rapina era stata preparata con cura. I rapinatori erano camuffati, chi con parrucche e baffi finti, chi con cappellino e foulard. Cucinelli aveva lenti a contatto colorate e uno strato di attak sui polpastrelli per non lasciare impronte. Tutti portavano doppi vestiti, per poter far perdere meglio le tracce. Si erano già impadroniti di trentamila euro, si erano messi a svuotare anche le cassette di sicurezza e volevano attendere che entrasse in servizio il bancomat per arraffare anche quei soldi. Ma dall'Unicredit di Dolo hanno capito che qualcosa non andava, visto il tono con il quale rispondevano i colleghi di Sottomarina, e hanno telefonato ai carabinieri, riferendo ai militari i loro sospetti. Quando gli uomini dell'Arma sono arrivati in viale Trieste, i due erano ancora dentro la banca e sono stati bloccati.
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