Rapina al portavalori Civis Scattano le perquisizioni
VENEZIA. Una decina di perquisizioni da quando è stata commessa la rapina. In Riviera del Brenta e in centro storico. Perquisizioni a casa di pregiudicati in grado di organizzare e di partecipare ad un colpo spettacolare e ben studiato come quello messo a segno la mattina di lunedì 1 luglio. Le perquisizioni sono state fatte anche se nessuno, per ora, è iscritto nel registro degli indagati per la rapina. Infatti i poliziotti cercavano armi e quindi hanno accesso senza che il pm iscriva le persone sospette nel registro degli indagati. Hanno perquisito anche abitazioni che ritengono possano essere state usate come base d’appoggio o dove vivono possibili fiancheggiatori dei tre banditi scappati con un bottino di 1 milione e 280mila euri. Gli agenti della Squadra Mobile del dirigente Marco Odorisio, stanno facendo sentire il fiato sul collo ai rapinatori che quella mattina si sono fatti beffa un po’ di tutti, compiendo la rapina ai danni del portavalori della Civis davanti alla caserma della polizia di frontiera a Sant’Andrea. Inoltre per scappare hanno percorso il canale che scorre davanti la porta d’acqua della Questura a Santa Chiara.
Durante le perquisizioni non sono emersi elementi utili alle indagini, ma parte delle informazioni raccolte non sono ancora state sviluppate per intero. Sta di fatto che il mondo della malavita è messo sottosopra e qualche cosa di utile, potrebbe essere già stata raccolta. In questi capita sempre che se si fa pressione sulla malavita qualcosa esce. E poi è risaputo che gli ambienti malavitosi veneziani sono un po’ sbruffoni e qualcuno prima poi si vanta delle sue imprese.
Continuano parallelamente al lavoro su strada, le indagini tecniche su filmati, immagini e cellule telefoniche. Naturalmente particolare attenzione viene data alla ricerca del barchino usato dai banditi per la fuga. Barchino visto molto bene da un testimone che ne ha descritto modello colore e direzione di fuga fin da subito. Poi ci sono i video. Non solo quello del sistema di telecamere della polizia locale, ma pure quello che protegge l’accesso acqueo alla questura.
Non è escluso che i banditi appartengano alla “batteria” che ha compiuto l’altra grossa rapina, tre anni fa, ad un altro portavalori della Civis, ma quella volta a Mestre in viale Ancona. È possibile che elementi raccolti dagli investigatori allora, possano tornare utili ora. Come del resto non è da escludere che già all’epoca, l’assalto al portavalori in canale della Scomenzera fosse stato studiato assieme a quello poi messo in pratica.
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