Ramadan al via a Venezia, in ventimila pronti al digiuno. Tutto quello che c’è da sapere
L’imam di Venezia Hammad al Mahamed fa chiarezza: «I bambini delle scuole non sono tenuti a digiunare e il niqab non è una pratica islamica»

Sarà il primo spicchio di luna nascente a determinare l’inizio del mese di Ramandan dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina, quello in cui si osserva il digiuno dall’alba al tramonto.
Per la maggioranza dei musulmani il digiuno dell’anno 1446 inizierà all’alba del primo marzo, cioè tra venerdì e sabato, per terminare il 30 con la grande festa dell’Eid, ossia dell’interruzione.

In provincia di Venezia, stando al rapporto Idos 2024, gli stranieri sono 89.131, una buona fetta sono di fede musulmana. In Comune di Venezia almeno 18 mila sono i fedeli di Allah che si riuniranno nelle sale di preghiera disseminate tra Mestre e Venezia, oltre una decina e almeno duemila, calcolando anche i convertiti all’Islam, sono italiani a tutti gli effetti.
Islam nelle scuole della città
L’imam della Comunità Islamica di Venezia e provincia, il teologo siriano Hammad al Mahamed in vista dell’avvio del Ramadan, ha voluto chiarire alcuni temi all’ordine del giorno nel territorio veneziano, dove la presenza nelle scuole di bimbi con background migratorio, è molto alta e prevale sulle altre religioni in modo netto.Vedi alla voce istituto comprensivo Giulio Cesare o l’istituto Grimani di Marghera.
«Il digiuno sui banchi non è obbligatorio»
«Oggi, nelle scuole, ci sono molti bambini musulmani e, con l’arrivo del mese sacro, nascono domande sul loro digiuno e sulla loro capacità di affrontare il ramadan». L’imam invita a parlare con i docenti e tenere d’occhio gli alunni, ma soprattutto usare saggezza.
«Il digiuno non è obbligatorio per i bambini che non hanno ancora raggiunto la pubertà. Quindi, un bambino che non ha ancora raggiunto la pubertà non è tenuto a digiunare». E ancora: «Purtroppo, alcuni genitori obbligano i bambini a digiunare anche se non ne hanno la forza, arrivando persino a punirli se non ci riescono. Questo è sbagliato».
«I bambini non vanno obbligati a digiunare»
«Se un bambino si sente in grado di digiunare e lo fa senza difficoltà, può certamente completare il digiuno fino al tramonto. Se invece trova difficoltà, si può introdurre il digiuno gradualmente: per esempio, può digiunare solo fino a mezzogiorno o fino al pomeriggio. Ogni bambino è diverso: la capacità di digiunare non dipende dall’età o dalla grandezza fisica, ma dalla sua resistenza».
Non solo: «Prima di chiedere a tuo figlio di digiunare, devi spiegargli il motivo. I bambini di oggi sono curiosi, vogliono sapere tutto e non si accontentano di eseguire un ordine senza comprenderne il senso. Hanno il diritto di sapere. Per questo, dobbiamo spiegare loro il significato del Ramadan e perché il digiuno è importante».
«Il niqab non è una pratica islamica»
«Un altro tema importante per i nostri figli nelle scuole, soprattutto per le ragazze, è il velo e il niqab» spiega l’imam. Che chiarisce: «Il niqab non è un obbligo dell’Islam. Il Corano non lo impone, perché il niqab non è una pratica islamica, ma una tradizione culturale che alcuni musulmani hanno adottato dagli ebrei, che avevano questa usanza». Pertanto le ragazze a scuola, possono stare a volto scoperto.
Chiarisce: «L’Islam, invece, ha ordinato solo il hijab, ovvero la copertura del capo. Quindi, il niqab è una scelta personale, ma non un obbligo religioso. L’hijab, invece, è obbligatorio per la donna musulmana adulta. Cari fratelli e sorelle, educare i nostri figli significa trasmettere loro la bellezza dell’Islam, con amore e con saggezza. Che Allah ci aiuti in questo compito e ci conceda un Ramadan pieno di benedizioni».
Centri di preghiera segnalati dalle App
A Mestre e Marghera, ci sono oltre una decina di centri di preghiera. A Marghera si pregherà nella moschea di via Lazzarini, che fa capo alla Comunità Islamica di Venezia e Provincia, dove la domenica si insegna la fede islamica in italiano ai bambini, lingua ufficiale che capiscono tutti. E poi si pregherà poco distante, nella moschea di via Monzani. E ancora in via Paolucci.
A Mestre si prega nella moschea di via Piave, dove pende ancora il ricorso al consiglio di stato, sulla scorta della diatriba con il Comune. Ad Ad Altobello nella moschea della Madonna Pellegrina, e ancora in zona via Torino in diversi centri, tra cui quello di via Linghindal, solo per citare alcuni dei più grossi, e in via Paganello. Le maggiori App scaricabili sullo smartphone indicano tutti i centri dove pregare, ma anche gli orari.
Datteri in carcere a Santa Maria Maggiore
Uno dei crucci della Comunità islamica, è quello di non poter far visita ai fedeli di Allah che si trovano all’interno del carcere di Santa Maria Maggiore, per la maggior parte stranieri di fede musulmana. Tanti gli appelli lanciati dal presidente, Sadmir Aliovsky, di poter accedere per poter dare supporto spirituale ai carcerati.
Tanto che l’imam e il presidente della comunità islamica hanno seguito tutti i corsi per essere ministri di culto, per poter accedere nelle strutture penitenziarie e anche degli ospedali. Anche quest’anno, però, attraverso l’associazione Il Granello di Senape, manderanno dei datteri per la rottura del digiuno ai detenuti.
La nuova moschea di via Giustizia
La comunità bengalese, per numero la più grossa della città, sta dialogando con la proprietà dell’ex falegnameria Rosso di via Giustizia, oggi stabile abbandonato in mano a tossicodipendenti e sbandati, per acquisire lo spazio, e costruire al suo posto un Centro islamico completo, dotato di moschea, ma anche sale polivalenti e campi sportivi.
I contatti sono in corso, anche con il Comune. La comunità sta cercando i fondi, per questo sta vendendo il centro culturale di via Gozzi per far convergere i finanziamenti sull’acquisizione.
Uno spazio per l’Eid per 2-3 mila persone
Quest’anno la festa dell’Interruzione è in programma alla fine del mese di marzo. In progressione, per i prossimi 15 anni, guardando il calendario, si andrà sempre più verso il freddo, pertanto se fino all’anno passato i musulmani chiedevano al Comune di poter pregare nei parchi, San Giuliano e Piraghetto in testa, quest’anno, ha fatto sapere il presidente della Comunità di Venezia e Provincia Sadmir Aliovsky, si cerca uno spazio coperto per contenere altrettante persone, «che in questo momento in città manca». Una questione che si presenta oggi, ma che si ripresenterà con forza almeno per i prossimi 15 anni anni, nonostante le stagioni sempre più miti. «La comunità non potrà pregare all’esterno durante l’inverno, da quest’anno in poi il problema sarà sempre più urgente perchè le feste islamiche cadranno con il freddo, per questo come comunità siamo fermi nella volontà di poter avere e ottenere uno spazio coperto in grado di ospitare tutti»
L’obiettivo è sempre quello di poter avere una vera e propria moschea, che valga per tutte le stagioni.
Un nuovo campo per la sepoltura a Marghera
Un altro tema che sta a cuore alle comunità e che unisce sia bengalesi che musulmani di tutte le altre nazionalità, è quello relativo al campo santo e ai cari estinti. A Marghera si è esaurito lo spazio nel campo dedicato ai fedeli musulmani, e il comune ha chiesto tramite Veritas, di esumare le prime dieci salme per trasferirle nei loculi. La comunità continua a chiedere un ossario a terra, o un altro spazio rivolto verso la Mecca, nel campo santo di Marghera.
Tra i centri più grandi quello di Spinea e del Miranese, la comunità di Quarto d’Altino che ha una moschea di proprietà, e ancora la comunità di San Donà e del Veneto orientale.
Layachi Kamel, algerino, Imam delle comunità islamiche del Veneto, girerà la provincia, per tenere discorsi e omelie.
In preghiera per il Papa e la fine delle guerre
«Ho preparato due preghiere per le comunità, una perché cessi la guerra in Medio Oriente, la seconda per il Papa. Abbiamo bisogno di pace e questo Pontefice si è speso moltissimo per la pace, inviterò i vari gruppi a pregare per lui in un mese tanto solenne. Quest’anno abbiamo vissuto col fiato sospeso, speriamo che la scelta della tregua in Medio Oriente non si guasti durante il Ramadan o la Pasqua. Ma non dobbiamo neanche perdere di vista gli altri teatri di guerra, ricordo che oggi nel mondo ci sono 52 paesi in cui insistono conflitti dimenticati. Invochiamo pace e giustizia».
E rispetto ai diritti, lancia un forte appello al dialogo e all’ascolto
I diritti costituzionali dei musulmani
«Dobbiamo superare questi cavilli burocratici e riconoscere, nel rispetto delle leggi vigenti, i diritti delle persone sanciti dalla Costituzione, come la libertà di culto. Come comunità serve dare le dovute garanzie, ma ciò non può diventare scusa per ostacolare l’esercizio di un diritto costituzionale. L’invito è quello di avviare un dialogo con persone moderate, equilibrate, capaci di passare dalla protesta alla proposta. Inutile riempire piazze e urlare: il dialogo è la sola strada percorribile».
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