Ramadan, senza spazi per pregare martedì inizia il digiuno

Mestre, il precetto per migliaia di fedeli di 30 etnie diverse, ecco tutti i luoghi di ritrovo. Gli imam all’osservatorio astronomico di Padova per certificare l’ora esatta
Festeggiamenti della comunità Musulmana di Venezia per la fine del Ramadan. Presso il Parco di Catene, Marghera.
Festeggiamenti della comunità Musulmana di Venezia per la fine del Ramadan. Presso il Parco di Catene, Marghera.

MESTRE. Come ogni anno a dire l’ultima parola sull’inizio del mese sacro in cui fu rivelato il Corano, sarà la luna, ma per la maggioranza dei musulmani che fa riferimento al Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca riguardante la determinazione dell’inizio del mese di Ramadan, i fedeli di Allah inizieranno il digiuno dell’anno 1439 alle 3.30 circa del 16 maggio, mentre tutti le persone delle altre confessioni ancora dormono.

In preghiera. Un mese, quello del Ramadan, dedicato ad Allah e alla spiritualità, in cui si sperimenta la mancanza per ricordarsi di quello che si ha e si pensa ai fratelli meno fortunati. I musulmani di Venezia e provincia si ritroveranno a pregare nei luoghi di culto più o meno provvisori.

Chi non ne ha la possibilità pregherà a casa, rivolto alla Mecca. Nei centri culturali e nelle sale in affitto sono stati stampati i ciclostilati con le variazioni degli orari. Il cuore della preghiera islamica sarà il centro di Marghera, la Moschea della Misericordia di via Monzani, dove convergono 30 etnie diverse di stranieri, immigrati di prima e seconda generazione, veneziani convertiti che rompono il digiuno assieme ai musulmani.

La comunità ha acquistato un capannone poco distante dall’attuale centro, che non è però ancora pronto. A guidare i fedeli sarà il teologo siriano Hamad Mahamed.

Pace. «Il nostro desiderio per questo Ramadan» commenta Amin Al Ahdab, presidente emerito della comunità, «è che torni un po’ di pace e serenità nel mondo islamico, un bene assoluto che viene prima di tutto il resto. Non prendere cibo ci rende più sensibili a riflettere sui problemi degli altri: penso alla Siria, c’è chi vorrebbe fare digiuno ma lo fa già tutti giorni, perché non ha corrente, pane, acqua. Il Ramadan dovrebbe essere una festa, ma purtroppo non lo è per tutti, per questo quello che vorremmo con tutto il cuore è la pace per i popoli afflitti».

I musulmani convergeranno anche in altre sale di preghiera. I fedeli di origine turca nelle loro sedi. I bengalesi, la compagine più numerosa, pregano a Mestre: la comunità che fa capo a via Fogazzaro non ha trovato ancora un posto dove riunirsi dopo la chiusura della sede l’anno passato: «Abbiamo pochi giorni» spiega Kamrul Syed, presidente della Venice Bangla School, «purtroppo il Palaplip non è disponibile per un mese intero, che è quello che serve a noi, perciò siamo ancora alla ricerca di un luogo adatto e questo rappresenta un grosso problema». I bengalesi si ritroveranno anche in via Mestrina e ad Altobello, così come alla Cita a Marghera. Tra le comunità più attive della Città metropolitana quella di Quarto d’Altino, che ha acquistato una sede propria, quella di Spinea, i centri di San Donà e Jesolo. Le comunità si stanno organizzando per pianificare la cena comune di metà Ramadan e i luoghi di preghiera in vista della Id Al Fitr.

Naso all’insù. Martedì prossimo gli imam della Comunità di Venezia e Provincia, Hammad Al Mahamed e l’imam di Trieste, Nader Akkad, in collaborazione all’osservatorio Astronomico di Padova, hanno organizzato una visita alla Specola per avvistare dalla sommità della torre con l’ausilio del binocolo, il primo spicchio di luna nascente. «Ogni anno» commenta Layachi Kamel, imam del Veneto, «si rinnova il dibattito sull’inizio del Ramadan, tra i più tradizionalisti che si basano sull’avvistamento oculare e chi segue il Consiglio Europeo per la Fatwa. Recarsi a Padova alla Specola è molto bello e educativo, specialmente per le nuove generazioni, perché insegna a fare riferimento alle istituzioni del nostro Paese, e getta le basi per un auspicabile Islam italiano ed europeo». E c’è chi, invece, attende il via dell’Arabia Saudita e dei suoi potenti telescopi.
 

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