Ramadan, 20 mila musulmani in festa
MESTRE. Si chiude domani, venerdì 17, il mese sacro del Ramadan, quello in cui fu rivelato il Corano e durante il quale i fedeli di Allah praticano il digiuno da mattino fino al tramonto, si astengono dal bere e dai rapporti sessuali, pensano al prossimo e a distaccarsi dai beni terreni.
Questi giorni sono stati particolarmente faticosi, visto il caldo. Come ogni anno sono arrivate al Comune le richieste di luoghi pubblici, tre nello specifico, per celebrare la festa di fine Ramadan, la cosiddetta Id Al Fitr, la “festa dell’interruzione” che prevede la preghiera in un luogo aperto, come da indicazioni della Sunna del Profeta. La festa cade il primo giorno del mese di Shawwal, il decimo del calendario.
Per due anni consecutivi i fedeli di Allah della Comunità Islamica di Venezia e provincia (oltre 20 mila) che fanno riferimento alla moschea della Misericordia di via Monzani a Marghera e raggruppano credenti di trenta etnie diverse, hanno ottenuto di poter utilizzare il Parco di San Giuliano, sostituito l’anno passato dal parco di Catene per comodità. Quest’anno l’evento si ripeterà, domani, venerdì 17, a Catene.
Martedì il presidente della Comunità, Amin Al Ahdab, ha incontrato il direttore generale comunale assieme ai dirigenti e gli uffici competenti. La risposta è stata affermativa, fa sapere il presidente. «Abbiamo anche cercato di raggrupparci tutti assieme», spiega, «ma non è stato possibile».
Perché alla fine i bengalesi, che sono la comunità più numerosa frazionati anche tra di loro a seconda della località, hanno optato per diverse sedi e il problema più che di lingua, riguarda le elemosine che vengono raccolte, che ognuno vuole utilizzare diversamente. Anche la comunità di Spinea, che l’hanno scorso ha festeggiato a Catene, quest’anno celebrerà la Id al Fitr per conto proprio.
Il presidente della Comunità di Marghera torna a sottolineare il problema: «Ogni anno facciamo la domanda, ma solo a pochi giorni dalla festa sappiamo come e dove, il che crea problemi organizzativi sia per noi che per gli altri. Se avessimo un nostro luogo dove poterci riunire e pregare, sarebbe positivo per tutti. Torniamo a chiedere di poter individuare un’area assieme al Comune, speriamo che la nuova giunta sia sensibile». In pochi giorni l’organizzazione sarà massima: preghiere in varie lingue, prediche in italiano e arabo, tappetini, spazi delimitati, parcheggiatori. Appuntamento alle sette del mattino con l’imam Hamad Al Mahamed.
La comunità bengalese della Cita, che voleva pregare in piazza, come ha fatto sapere il portavoce Taher Khan, si ritroverà nella palestra Edison di via Mameli.
C’era poi la richiesta dei bengalesi di Mestre di poter pregare nell’area verde di Altobello, a due passi dalla Madonna Pellegrina, come accaduto, anche in questo caso, l’anno passato. «Il Comune ci ha interpellato», spiega il presidente di Mestre, Vincenzo Conte, «ma a fronte delle proteste dei cittadini della zona che ci sono pervenute, abbiamo ritenuto la location non idonea». L'amministrazione ha messo a disposizione, in alternativa, alcune aree a Forte Marghera, ma dopo un'accettazione provvisoria, la comunità ha declinato la proposta. Quest’anno i bengalesi non pregheranno al Palalip. Si pregherà in via Fogazzaro e nelle altre piccole sedi. «Rafforzeremo i turni», ha precisato il portavoce Kamrul Syed.
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