Raid anarchico, imbrattati muri e vetrine
Questa volta erano centocinquanta, almeno un centinaio arrivati da altre città, che si sono aggiunti alla cinquantina di anarchici che già il 3 ottobre avevano manifestato la loro solidarietà slogan e musica ad alto volume ai detenuti sotto il carcere di Santa Maria Maggiore. E per quella manifestazione non autorizzata alcuni di loro, quelli che studiano a Venezia e che sono di altre città, hanno ricevuto il foglio di via e non potranno più rimanere in laguna, così e dovranno interrompere gli studi all’università. Ieri, anche per non farsi riconoscere, erano in tanti con il passamontagna calato sul viso, alcuni avevano caschi e qualche bastone, ma non ci sono stati atti di violenza. Hanno però imbrattato con le loro bombolette spray muri, vetrine e bancomat. «Il carcere uccide» hanno scritto in più punti della città e proprio per protestare contro la morte a Santa Maria Maggiore del giovane detenuto Manuel Valesin, trovato senza vita nella sua cella il 28 novembre scorso (presumibilmente per un infarto), hanno inscenato la protesta.
Per la manifestazione non era stata chiesta l’autorizzazione: sono partiti da Santa Margherita e sono arrivati al mercato di Rialto, se le forze dell’ordine non si fossero schierate sul Ponte di Rialto per impedire loro di attraversarlo avrebbero raggiunto le Mercerie e forse San Marco nell’orario canonico del passeggio e delle compere per molti veneziani e soprattutto per migliaia di turisti. Lo schieramento di poliziotti e carabinieri ha impedito che potessero attraversare il Canal Grande e così il ponte è rimasto bloccato per una mezz’ora anche per i passanti. Quando il corteo ha fatto marcia indietro, anche il ponte più importante della città è stato sbloccato e la gente ha potuto continuare a passare da una parte e dall’altra. Il corteo, intanto, è rientrato verso Piazzale Roma e poi Santa Margherita dove si è sciolto verso sera.
Dietro di loro i 150 anarchici hanno lasciato una scia di atti vandalici. Oltre alla chiesa di San Cassiano, dove hanno scritto tra l’altro «Digos Boia» e «Secondino 2 soldi per una vita da infame», hanno imbrattato vetrine e muri di due banche, l’Unicredit in Ruga Rialto e la Banca Popolare di Vicenza in Campo de le Becherie. Hanno dipinto di nero lo schermo di entrambi i bancomat in modo da renderli inservibili. Poi hanno tracciato scritte sul muro del Tribunale che si affaccia in Campo Bella Vienna. «Agenzia Umana sfruttatrice», «Brugnaro Boia» e «Pd = repressione» hanno scritto, mentre sulle numerose vetrine dello show room di Pierre Cardin in calle della Regina hanno scritto «Fuoco alla moda» e «No alla città vetrina». Hanno lasciato tracce del loro passaggio sui muri di molti palazzi e sulle vetrine di altri negozi: «Il carcere uccide», «Fuoco alle galere», «Mejo morti che schiavi». Infine, sul Ponte delle Beccherie, accanto al capitello hanno scritto «Brucerà» e perché qualcuno non si sbagliasse ci hanno disegnato una freccia che unisce la parola alla Madonnina.
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