Raggira l’amico e gli ruba 1,5 milioni

San Donà. Il titolare della pizzeria Belvedere dovrà rispondere di truffa aggravata nei confronti di Andrea Cattel
Di Giorgio Cecchetti

Approfittando dell’amicizia che lo legava a uno dei figli (Andrea Cattel) del noto imprenditore sandonatese titolare della «Cattel Catering» gli avrebbe sfilato dal conto ben un milione e 454 mila euro. Così, ieri, il giudice veneziano Alberto Scaramuzza ha rinviato a giudizio uno dei più noti esercenti sandonatesi, Luciano Regazzo, titolare della storia «Pizzeria Belvedere», a due passi dalla stazione ferroviaria. Dovrà comparire davanti al giudice monocratico sandonatese per rispondere di truffa aggravata il 6 febbraio del prossimo anno. A coordinare le indagini il pubblico ministero di Venezia Francesca Crupi, che ha chiesto il processo per l’esercente: a presentare denuncia la parte offesa con l’avvocato Rosa Parenti.

Stando alle accuse, Regazzo avrebbe approfittato di Andrea Cattel mentre stava attraversando un momento di depressione e di rapporti difficili con la famiglia: i due si frequentavano e il rampollo della famiglia di imprenditori lo considerava uno dei suoi migliori amici se non l’unico. Con lui si confidava e a lui avrebbe raccontato anche le incomprensioni che stavano nascendo con la sua famiglia d’origine. Secondo la denuncia, proprio di questo avrebbe approfittato il titolare del «Belvedere», dando per scontato che, viste le tensioni con i familiari, non sarebbe certo andato a raccontare loro quello che metteva in cantiere assieme all’amico. L’avrebbe così convinto a intestare anche a lui il suo conto corrente presso l’agenzia di Banca Intesa a Mestre e nel giro di due anni, dal 2007 al 2009, gli avrebbe sottratto un milione e 454 mila euro. Per convincerlo, gli avrebbe raccontato che, cointestando il conto corrente dell’istituto di credito mestrino, sarebbe stato più facile e soprattutto più veloce investire il danaro in titoli, prendere decisioni per spostare cifre considerevoli in modo da guadagnare di più.

Non solo l’avrebbe raggirato per far intestare anche a lui il conto bancario, ma avrebbe - stando al capo d’imputazione - apposto su tre assegni la firma falsa di Cattel per girare i titoli. Uno, il primo, di poco superiore ai 700 mila euro, il secondo di 300 mila e l’ultimo di altri 430 mila euro. Soldi che sarebbero finiti sui conti corrente intestati a Regazzo e alla sua società, quella che gestisce la pizzeria e che ha lo stesso nome del locale. Ieri, davanti al giudice dell’udienza preliminare Scaramuzza, il difensore dell’imputato si è battuto per evitare il processo, chiedendo il proscioglimento dell’esercente sandonatese, mentre la rappresentante della Procura ha ribadito la sua richiesta di rinvio a giudizio.

Dopo aver valutato prove e indizi e aver sentito le parti, compreso l’avvocato Parenti che si è costituito parte civile per la parte offesa, il magistrato ha rinviato a giudizio Regazzo davanti al giudice monocratico di San Donà, competente a trattare i procedimenti per truffa. In aula, l’imputato potrà sostenere la sua tesi e difendersi, spiegando che cosa è accaduto e tentando di fornire una ricostruzione dei fatti diversa da quella dell’accusa.

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