Ragazzo annegato, risarcita la famiglia
Giustizia per Julian Hoxha, il 15enne nato in Albania e morto il 28 agosto 2014, annegato nelle acque di via Canale Navigabile all’altezza del manufatto “Brian”, gestito dal Consorzio di Bonifica Veneto Orientale. Dopo la riapertura del processo, l’anno successivo, i legali della famiglia si sono accordati per un consistente risarcimento. Julian era entrato nella piattaforma consortile di cemento, accesso reso possibile dalla presenza di un ampio varco nella recinzione che gli avvocati hanno dimostrato esserci da anni. Stava giocando con un amico di 8 anni quando è scivolato in acqua. «Solo dopo la morte del minore», spiegano i legali, avvocati Walter Drusian, Matteo Giuseppe D’Anna e Natascia Cella, «la recinzione è stata ripristinata a impedire, solo da quel momento, l’accesso al manufatto». Il 10 settembre 2014 la Procura aveva disposto l’archiviazione del procedimento iscritto contro ignoti per omicidio colposo. Ma a un anno di distanza i familiari, la mamma Myfarete, il papà Rexhep e la sorella Anxhela, nel giugno 2015 si sono rivolti ai legali incaricandoli di inoltrare sia una domanda risarcitoria al Consorzio, sia di valutare l’ipotesi di chiedere la riapertura del procedimento.
È iniziato un fitto carteggio con l’assicurazione del consorzio di bonifica che si è concluso provvisoriamente con il rigetto della domanda risarcitoria sul presupposto dell’intervenuta chiusura con l’archiviazione del procedimento penale. Il legali hanno depositato in Procura a Venezia un’istanza per chiedere la riapertura delle indagini. Hanno unito una perizia sullo stato e pericolosità dei luoghi a firma dell’ingegner Pierluigi Zamuner, con documentazione fotografica e filmati che ritraevano il posto all’epoca della disgrazia, corredata dalla stampa della videata di Google Maps che provava la presenza del varco sulla rete di recinzione fin dal 2011. Il procedimento è stato riaperto e fatto oggetto di una nuova iscrizione da parte del pm Fabrizio Celenza. Le indagini si sono concluse con l’emissione di un avviso che riportava un capo di imputazione provvisorio per omicidio colposo in concorso a carico di due dirigenti del consorzio.
Gli avvocati Drusian, D’Anna e Cella hanno allora riproposto all’assicurazione del consorzio la richiesta risarcitoria, accolta in questi giorni.
«Per anni ci è stato detto che non avremmo avuto giustizia per la morte di nostro figlio», commentano i genitori, «perché eravamo stranieri, ma noi non abbiamo mai avuto dubbi sul sistema giudiziario di questo Paese che ci ha accolti e di cui ci sentiamo parte. Non abbiamo mai perso la speranza. Ora, al di là del risarcimento, sarà un tribunale a stabilire se per la morte di Julian vi siano delle responsabilità. Ciò che cerchiamo è giustizia».
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