Radicchio di Chioggia a 18 centesimi: gli agricoltori disperati

Paurosa flessione della “rosa” di Chioggia arrivata a primavera a tre euro al chilo. Il presidente del mercato di Brondolo: «Gli orticoltori differenzino le colture»

CHIOGGIA. Radicchio a 18 centesimi al chilo, agricoltori buttano via i raccolti. Le quotazioni del radicchio tondo hanno subìto, negli ultimi giorni, una rovinosa flessione, gettando nella disperazione le aziende agricole del territorio. Illusi dall'eccezionale successo, che aveva riscosso la produzione nella scorsa primavera, quando l'ortaggio era arrivato al prezzo esorbitante di tre euro al chilo, gli ortolani avevano puntato tutto su questa coltura, sicuri di ricavarne un ottimo profitto. Le rosee prospettive sono state invece disattese, a causa della concorrenza di altri produttori. Insomma, si è passati dalle stelle alle stalle, e adesso è possibile addirittura vedere agricoltori che sotterrano il prodotto, invece di venderlo.

A spiegare la particolare situazione che stanno vivendo gli agricoltori è il presidente del mercato orticolo, Marco Boscolo Bachetto. «La stragrande maggioranza del prodotto venduto in primavera», spiega, «è andato alla quarta gamma, cioè non si trovava nei banchi bensì nei sacchettini dell'insalata ed eravamo gli unici a farlo, come radicchio di Chioggia. Adesso ci troviamo nella situazione esattamente opposta: con una quotazione che è andata, fino a lunedì, da 7 a 10 centesimi». Insomma, una situazione a dir poco paradossale, che ha letteralmente capovolto il contesto di qualche mese fa. «E pensare che l'anno scorso, in questo periodo, il radicchio tondo era quotato un euro», sospira Bachetto, «ed erano tre anni che tutto andava bene».

Ma quali sono le cause di questo cambiamento così repentino? Intanto bisogna capire i periodi più propizi, quelli di maggior lavoro e quelli in cui non si produce. Il radicchio, nel Clodiense, viene prodotto tutto l'anno, eccetto nei mesi di luglio e agosto (in questo periodo viene coltivato in altri territori). Anche in marzo non viene coltivato, ma viene posto in vendita quello di febbraio. La produzione di settembre, quindi, è di solito molto attesa e redditizia. Dopo le quotazioni record della primavera, sembra che tutti abbiamo puntato alla precocità, preparando le coltivazioni per il raccolto di settembre.

«Quest'anno, invece», spiega Bachetto, «altri coltivatori italiani, soprattutto abruzzesi, hanno protratto più a lungo i raccolti e tanti altri, visto il successo della privavera, hanno iniziato a coltivare radicchio per la stagione autunnale, facendo così concorrenza ai coltivatori chioggiotti». Il presidente suggerisce allora un rimedio. «Bisogna rendersi conto», conclude, «che in autunno e in inverno non vale la pena coltivare solo radicchio, ma bisogna pensare ad altre produzioni, come la barbabietola, il porro, il cavolo cinese, la bieta costa (costa d'argento), la zucca, la patata americana».

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