Raddoppiati i “malati” di gioco
Sono praticamente raddoppiati nel giro di cinque anni - dal 2011 al 2016 - i veneziani “malati” di gioco d’azzardo che si rivolgono al Serd, il Servizio per le dipendenze dell’Ulss 12, per cercare di affrontare questa patologia.
Erano 77 e oggi sono 142, come ha spiegato il direttore del Serd del centro storico Alessandro Pani convocato in commissione consiliare a Ca’ Farsetti all’interno della discussione sul nuovo regolamento relativo ai giochi di Ca’ Farsetti.
I 142 - secondo le stime dell’Ulss - sarebbero però solo la punta dell’iceberg, perché rappresenterebbero solo il 10 per cento degli affetti da ludopatia, che complessivamente sarebbero perciò oltre i 1.400 nel nostro Comune. Ogni anno il Serd si trova a dover gestire circa 50 casi di ludopatia in più, affidando poi i pazienti in alcuni casi al volontariato esterno e aprendo un canale di comunicazione anche con le famiglie per aiutarle ad affrontare il problema, visto che sono loro in molti casi a convincere i giocatori ad affidarsi al Serd per affrontare la propria dipendenza. Avviati anche corsi di formazione per esercenti e operatori per gestire all’esterno queste situazioni.
Dati indubbiamente allarmanti, con il 90 per cento di quelli che si rivolgono al Serd che sarebbero giocatori abituali, giornalieri, di slot machines e videolotterie.
L’età media del giocatore patologico sarebbe intorno ai 50 anni, ma si va dai diciannovenni agli ottantenni. Il 50 per cento dei “malati” di gioco d’azzardo - ha spiegato anche il dirigente dell’Ulss - ha un’occupazione stabile e il 20 per cento è costituito da pensionati che «bruciano» alle macchinette una parte della loro pensione. In diversi casi allo smodato ricorso al gioco d’azzardo si accompagna quello all’alcol o al consumo di cocaina.
Di qui la necessità di porre un freno al fenomeno con il protocollo che Comune e Ulss stenderanno e appunto con il nuovo regolamento sui giochi che dovrebbe essere accompagnato - come già sta avvenendo - da una riduzione dei luoghi pubblici dove andare a giocare, a cominciare da bar e tabaccherie.
Anche se - come ha sottolineato il dottor Pani - è possibile giocare d’azzardo in solitudine anche sul proprio personal computer o con lo smartphone, garantendosi così l’anonimato.
Necessario fare rete per circoscrivere il fenomemo nell’area veneziana e su questo unto ha insisto anche l’assessore alle Politiche Sociali, Simone Venturini.
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