Racket dei panini, due a giudizio per l’incendio del furgone rivale
NOALE. Ci sarebbe una territorialità da rispettare anche tra i venditori di panini e bibite che con i loro camioncini sostano lungo le strade, specie di sera per rifocillare il popolo della notte. E ci sarebbe proprio uno “sgarbo” per un’invasione di territorio alla base dell’incendio del furgone di un “paninaro”. La vicenda ora è approdata in tribunale, di fronte alla giudice moncratica Michela Rizzi. Alla sbarra, con l’accusa di danneggiamento in concorso, ci sono Luca Levacovic, 35 anni di Paese (avvocato Letizia Parpinel), e Marco Levacovic, 46 anni di Treviso (avvocato Andrea Zambon). Il fatto risale al 21 gennaio 2014 in via Ca’ Matta a Noale.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima, un “paninaro” che vive a Santa Maria di Sala, qualche tempo prima dell’episodio si era fermato a vendere panini in zona Treviso. Una sosta, la sua, evidentemente non gradita ai Levacovic. L’uomo si era quindi rivolto alle forze dell’ordine raccontando di essere stato minacciato per quella sua presenza di troppo in un territorio evidentemente già coperto dai “paninari”. Non molto tempo dopo era arrivato l’incendio del furgoncino, un Mercedes attrezzato con il bancone e il frigorifero per la vendita di panini, bibite e snack, che il “paninaro” aveva parcheggiato in via Ca’ Matta a Noale dopo una serata di lavoro. Chi aveva agito lo aveva fatto nel cuore della notte, colpendo il mezzo che era in sosta in un’area pubblica. Il Mercedes aveva subìto danni molto ingenti.
Le indagini avevano portato ai Levacovic. A incastrarli ci sarebbero delle intercettazioni, oltre che il filmato di una telecamera che avrebbe ripreso le operazioni antecedenti al rogo e l’incendio. Quattro le persone che, secondo gli inquirenti, avrebbero partecipato all’episodio di danneggiamento. Nel capo d’imputazione la Procura attribuisce a Marco Levacovic il ruolo di “regista”: non sarebbe stato fisicamente presente in via Ca’ Matta, ma avrebbe dato indicazioni al telefono a Luca Levacovic e a un minore. Ci sarebbe stata anche un’altra persona, rimasta però senza nome e cognome.
Nel procedimento si sono costituiti la proprietaria del Mercedes andato a fuoco e l’utilizzatore del mezzo. I difensori degli imputati nel corso dell’istruttoria punteranno a dimostrare l’insussistenza delle accuse mosse a loro carico dalla Procura.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia