«Raccordo strategico, ma va condiviso»

Boraso sul nuovo collegamento ferroviario: «Mestre al centro». Il comitato di Tessera: «Millecento famiglie da spostare» 

«Noi contrasteremo tutte le decisioni tese allo sviluppo ulteriore dell’aeroporto senza garanzie per i residenti. Di fronte allo sviluppo viario e ferroviario attorno all’aeroporto e alla nuova pista del Marco Polo, sarebbe ora che Comune, Regione, Enac e Save decidessero di spostare altrove il paese di Tessera. O di circondare i 1.100 abitanti con un grande bosco. Invece le cose vanno diversamente: da dieci anni chiediamo invano rilevazioni dell’aria da parte di Arpav. Taglieranno alberi per i nuovi parcheggi e oggi una auto su due che passa per Tessera va e viene dall’aeroporto».

Bretella ferroviaria, i timori. Cesare Rossi, portavoce del comitato cittadini di Tessera e di Campalto contro gli inquinamenti da traffico aeroportuale replica alla notizia, pubblicata ieri dal nostro quotidiano, della scelta del progetto per realizzare gli otto chilometri di bretella ferroviaria, costo 14 milioni, fino all’aeroporto di Tessera. Obiettivo, realizzarla entro il 2025 per risolvere una carenza infrastrutturale che oramai pesa per un scalo aeroportuale, il terzo d’Italia, che punta ai 12 milioni di passeggeri.

«Traslochiamo il paese». Lo sviluppo aeroportuale, ricorda il comitato di Tessera, rischia di mettere in un angolo, inquinato, il centro abitato che sorge accanto all’aeroporto. «Ci diano case altrove e ci spostino, con un progetto che sia un vero risarcimento per i residenti di Tessera», è la provocazione di Rossi che ha scritto di recente al sindaco Brugnaro sollecitando varie opere di mitigazione, in parte previste all’interno del masterplan Save di sviluppo del Marco Polo.

Boraso: accordo su espropri. Sui passi avanti della linea ferroviaria per l’aeroporto interviene anche l’assessore comunale alla Mobilità Renato Boraso. «I progetti vanno condivisi con il territorio di Dese e Tessera, frazioni che saranno interessate da vari espropri per realizzare questa opera. Mi auguro che, prima ancora di Save, ci sia il coinvolgimento di Municipalità e residenti», è l’auspicio. Marco Bellato, presidente della Municipalità di Favaro ed esponente della lista fucsia, aggiunge: «Riteniamo questo progetto strategico per la città ma all’interno di un percorso concertato con cittadini e amministrazione».

Accordo su stazione di Mestre. E la concertazione, ricorda Boraso, passa per la conferma, nero su bianco, che rimarrà Mestre la stazione centrale del sistema ferroviario veneziano anche una volta realizzato il collegamento con il Marco Polo. Questione fondamentale per il sindaco Brugnaro che assieme agli uffici di Urbanistica sta limando i dettagli del nuovo accordo di programma di sviluppo dell’area della stazione ferroviaria di Mestre. La firma è attesa a maggio. Un progetto fondamentale e dai molteplici obiettivi. Ricollegare Mestre a Marghera con una stazione piastra sopra i binari, con un altro albergo, negli spazi delle ex Poste (pare già prenotati dalla tedesca AO, la stessa dell’ostello di via Ca’ Marcello) e un concambio con ferrovie: via libera a nuovi alloggi all’ex scalo merci in cambio di un allargamento del parco Piraghetto e la cessione al Comune dei giardini di via Piave. Accordo tra Comune e Fs Sistemi Urbani che coinvolge anche i privati, dalla immobiliare Favretti alla Salini Impregilo che ha “ereditato” il progetto delle torri in via Ulloa, necessario per la ricucitura e la realizzazione di un progetto costoso e ambizioso come quello della stazione ponte riproposta da Brugnaro, dopo aver stoppato l’accordo di programma della giunta Orsoni, dichiarandolo non attuabile.

I numeri della stazione. In questo scenario è la stazione di Mestre il perno centrale dei collegamenti ferroviari. Forte di 82 mila passaggi giornalieri, 30 milioni di frequentazioni l’anno e 500 treni in transito al giorno. Dal 2025 si andrà in treno fino al Marco Polo. Mentre rischiano di restare un sogno le fermate di Gazzera e via Olimpia del metrò Sfmr visto che la Regione ha decretato il de profundis per una incompiuta costata 500 milioni.

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