Quote Vtp, stop del Consiglio di Stato

Accolto il ricorso d’appello della cooperativa Portabagagli. La scadenza dell’11 maggio potrebbe essere prorogata
Di Alberto Vitucci

Stop del Consiglio di Stato alla gara per la vendita di azioni Vtp, la società delle crociere. Con una decisione che ribalta quella di primo grado espressa dal Tar del Veneto, l’organo giurisdizionale (presidente Santelli) ha accolto il ricorso di appello presentato dalla società cooperativa Portabagagli. E reinviato la documentazione al Tar, sollecitando una decisione in tempi brevi. Il termine per esercitare il diritto di prelazione sulla vendita delle quote scade l’11 maggio. E con ogni probabilità sarà nei prossimi giorni prorogato.

Un successo non soltanto legale, quello ottenuto dalla società dei portabagali. Che vede riconosciuto dai giudici amministrativi di secondo grado il diritto a partecipare al diritto di prelazione pur essendo socio di minoranza. Al Tar avevano presentato ricorso anche gli altri due soci di minoranza della Vtp, la Finpax e la Save.

Ma l’Autorità portuale e la sua finanziaria Apv investimenti non avevano fermato la procedura di vendita. La Legge di Stabilità 2015 ha introdotto un nuovo comma per cui diventa obbligatorio per le Autorità portuali (il controllore) non avere partecipazioni nelle società controllate (in questo caso la Venezia terminal passeggeri). Solo tre anni dopo l’operazione di fusione con la Regione – e la creazione della nuova società Apvs, che detiene oggi il 65,98 per cento della Vtp – il Porto aveva cambiato rotta. All’asta le sue quote nel pacchetto Apvs. Con il rischio di ripetere l’operazione Save di una decina d’anni fa. Quando la vendita del pacchetto pubblico ai soci privati della Fin.Int di Enico Marchi aveva determinato il controllo privato sulla società dell’aeroporto veneziano.

Per questo numerosi sono stati nei giorni scorsi gli appelli dei comitati, dei lavoratori e anche dei consiglieri regionali affinché la Finanziaria regionale Veneto Sviluppo eserciti il diritto di prelazione. Opzione possibile, anche se occorre trovare in questo caso i 24 milioni di euro pubblici da investire nell’acquisto delle quote.

Ma adesso la sentenza del Consiglio di Stato cambia le carte in tavola, e potrebbe preludere a sorprese clamorose. «In una società seria dopo una cosa del genere si sospenderebbe ogni procedura», si limita a commentare l’avvocato Dario Bianchini, legale dei Portabagagli. In questo caso è stato riconosciuto il diritto dei lavoratori che contribuiscono al buon funzionamento della Vtp di avere parte attiva nella gestione della società. Dunque, insistono gli interessati, il Porto dovrebbe prendere atto di questa nuova realtà e aprire il diritto di prelazione anche ai soci di minoranza. Un quadro ancora abbastanza confuso.

La Vtp, grazie anche agli investimenti e al traffico in continuo aumento del porto passeggeri, è società che sul mercato vale molto. Vale anche perché ha in concessione per altri vent’anni le banchine della Stazione Marittima. Molto del futuro di Vtp dipenderà dunque anche dalla decisione del governo sui tracciati alternativi al transito delle grandi navi in laguna. Se dovessero andare in nuovo terminal, dicono i comitati, tutto tornerebbe in discussione. Anche le concessioni.

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