Quindici anni di sorrisi per chi soffre con i dottor clown

L'associazione Piccolo Principe di Zelarino domenica ha festeggiato il traguardo. Ottanta i volontari: «Sosteniamo il bisogno di felicità di chi vive un disagio»

MESTRE. Quindici anni di sorrisi in corsia. Quindici anni di nasi rossi e camici bianchi, tra i bambini ricoverati in pediatria, o gli anziani delle case di riposo. «Siamo partiti in 9 e oggi siamo oltre 80 volontari».

Domenica i dottor clown dell'associazione Piccolo Principe, con sede a Zelarino, hanno festeggiato i 15 anni di attività, con un pranzo all'istituto dei padri Giuseppini di Mirano. «Se ci guardiamo indietro di strada ne è stata fatta tanta», racconta Attilio Niero, 55 anni, da 6 presidente dell'associazione. Anche Niero, alias dottor Cipolla, metalmeccanico alle Officine Piovan di Santa Maria di Sala, è uno dei tanti volontari che, mediamente una volta alla settimana, regalano un sorriso ai pazienti degli ospedali di Mestre, Dolo e Noale.

All'ospedale Dell'Angelo sono ormai una presenza fissa nei reparti di pediatria, chirurgia, geriatria o ortopedia, e Noale c'è da regalare un sorriso agli anziani della lungodegenza, mentre all'ospedale di Dolo, ogni martedì mattina, camici bianchi e nasi rossi si trasferiscono al day hospital oncologico.

«La cosa più bella è incontrare altre persone, regalare loro un sorriso», spiega dottor Cipolla, «e questo aiuta a crescere anche noi». A mettere in piedi l'associazione, 15 anni fa, fu Manuela Polacco. «L'idea mi venne come un gesto di gratitudine per quello che fino ad allora era stata la mia vita», racconta Manuela, che con il camice bianco si trasforma nella dottoressa Spiridò. Manuela è cresciuta davanti al televisore con Sandra Mondaini addobbata da Sbirulino. E nel 2002 ha pensato di plasmare la sua gratitudine in un sorriso, rivolto a chi soffre.

«Cerchiamo di sostenere il bisogno di felicità di chi è in una situazione di disagio», spiega, «concentrandoci non sul suo male, ma sul suo desiderio di bene e felicità, con il punto di vista del clown». I volontari sono studenti, pensionati, dipendenti pubblici e operai.

«Qualcuno se ne va per motivi personali o professionali, altri capiscono che non è la loro strada, molti altri resistono più a lungo andando a costituire l'ossatura dell'associazione», prosegue il dottor Cipolla, «e per questo ogni anno o due organizziamo un corso di formazione, il prossimo sarà nel 2018».

Perché non basta infilare un camice e indossare una parrucca per far ridere i pazienti. «Bisogna saperli conoscere, ascoltare, rispettarli prima di tutto come persone», spiegano dall'associazione, «Non si tratta solo di farli ridere, ma anche di riuscire a entrare in sintonia con loro. Poi, un po' alla volta, il sorriso arriva da solo». E che ridere faccia bene alla salute non è solo un modo di dire, ma un dato scientificamente provato. Perché, come recita lo slogan dell'associazione, la vita è stupendevole.

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