Quel rumore strano in casa di Lucia Un nuovo processo

Spunta la testimonianza di una vicina la sera del delitto Gli avvocati di Renzo Dekleva fanno ricorso all’Appello
Mion Interpress Venezia, 01.02.2012,.- Comando Provinciale Carabinieri Venezia, Conf Stampa "Arrestato Dekleva Renso per l'omicidio della moglie Lucia Manca.-
Mion Interpress Venezia, 01.02.2012,.- Comando Provinciale Carabinieri Venezia, Conf Stampa "Arrestato Dekleva Renso per l'omicidio della moglie Lucia Manca.-

MESTRE. «Renzo Dekleva non è colpevole ma nel caso la Corte lo giudichi responsabile della morte di Lucia il fatto contestato va derubricato da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale». Questa la richiesta inoltrata alla Corte d’Appello di Venezia dagli avvocati Pietro Someda e Stefania De Danieli, legali dell’informatore farmaceutico di Marcon, condannato in primo grado lo scorso 12 aprile a 20 anni e 8 mesi con l’accusa di aver volontariamente ucciso la moglie Lucia Manca e di aver poi abbandonato il suo cadavere sotto il ponte di Sant’Agata a Cogollo del Cengio. Nel loro ricorso di 100 pagine contro il verdetto di primo grado, i difensori dell’imputato ne hanno per tutti: carabinieri, testimoni, giudici, giornalisti. Sono convinti si sia voluta dare una lettura troppo univoca dei fatti, o quanto meno non si siano voluti dissipare i dubbi sui presunti “buchi neri” dell’inchiesta.

«Non c’è la causa della morte, e non si può stabilire con certezza l’ora del decesso», fanno capire gli avvocati che giungono a disegnare uno scenario completamente diverso rispetto a quello tracciato dalla Procura.

Secondo investigatori e inquirenti Lucia è stata uccisa nell’appartamento di via Guardi a Marcon tra le 20.10 e le 20.30 e Renzo, dopo aver incontrato l’amante al “Mammamia” a Treviso, è tornato a casa, ha caricato il corpo della moglie nel bagagliaio della sua Lancia e all’una di notte stava già vagando tra le province di Venezia, Padova e Vicenza per cercare il luogo dove abbandonare il cadavere.

Ad avviso della difesa si tratta di una ricostruzione tutt’altro che pacifica, perché agli atti c’è una testimonianza che può mettere in discussione l’impalcatura dell’accusa.

È la testimonianza di Elisabetta, la vicina di casa della coppia, che abita al piano superiore. Quella notte, la notte tra il 6 e il 7 luglio 2011, Elisabetta rimane alzata fino a tardi per preparare le valigie per le ferie. E tra la mezzanotte e le 3.30 sente un rumore continuo e costante provenire dall’appartamento di Dekleva, «quasi ci fosse qualcuno che si muove in casa».

Ma se a quell’ora Lucia è già morta e Renzo si sta dirigendo a Cogollo del Cengio, chi c’è nell’abitazione di via Guardi? C’è forse una terza persona, mai identificata? O forse è Lucia che è ancora in vita? E nel caso a quell’ora Lucia sia ancora in vita, bisogna quindi ritenere che Renzo si stia davvero dirigendo a Folgaria soltanto per recuperare la macchina fotografica con le foto compromettenti scattate con l’amante? O forse semplicemente Elisabetta si sbaglia, e quei rumori sono soltanto una suggestione alla luce di quanto si scoprirà nelle settimane successive?

Tanti interrogativi, e tanti misteri che la difesa chiede di sciogliere nel processo di secondo grado. Gli avvocati Someda e De Danieli hanno chiesto alla Corte di disporre la rinnovazione dell’istruttoria proprio su questo punto: vogliono che Elisabetta venga sentita in aula. E vogliono venga sentito in aula anche un altro testimone, a loro dire troppo contradditorio nelle versioni rese ai carabinieri in merito alla presenza di Lucia Manca alla fermata dell’autobus nei giorni precedenti alla scomparsa. La data del processo d’appello verrà fissata nei prossimi giorni.

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