«Quel messaggio è l’ultimo grido d’aiuto»

De Leo: è fondamentale cogliere i segnali che vengono lanciati da chi sta meditando il suicidio

PADOVA. Quel messaggio su Facebook era forse un’ultima, disperata richiesta di aiuto, raccolta quando ormai era troppo tardi. Ma cogliere i segnali di tanto malessere, in alcune situazioni, è quasi impossibile.

Così spiega il professor Diego De Leo, psichiatra noto in tutto il mondo per le sue ricerche e per l’impegno nel campo della prevenzione dei suicidi.

«C’è sempre un’ambivalenza» dice De Leo «nella mente di chi medita il suicidio: per molti l’assioma è "voglio morire, ma fatemi vivere". Si spera in un intervento miracoloso che possa ridarci fiducia nella vita, perché saperci ancora amati restituisce valore all’esistenza. Sentirsi vicini allo zero uccide chiunque». Intervenire prima, con l’aiuto di personale specializzato, è l’unica via, ma percorrerla non è sempre facile.

Perché i sintomi del malessere, in alcuni casi, sono impercettibili: «Spesso» spiega ancora lo psichiatra «si riescono ad interpretare solo dopo, a cose già avvenute. Questi segnali di pericolo, per essere colti, richiedono persone che possano captarli, quindi compagni, genitori e amici che colgono dei cambiamenti rispetto alle abitudini consolidate e chiedono aiuto. Nel caso dei giovanissimi possono essere diversi: il ritiro dalle attività piacevoli o dallo sport, comportamenti scontrosi, l’allontanamento dalla compagnia abituale. Oppure la trascuratezza, quindi non curare più la propria immagine, l’igiene e il vestiario. O ancora variazioni nel rendimento scolastico, scadere in performance dove di solito non c’erano problemi o saltare le lezioni sono tutti campanelli d’allarme. Ma può succedere anche che non si verifichi nulla di tutto ciò. Si configurano elementi scatenanti che possono essere i più vari, e che hanno come comune denominatore il calo robusto dell’autostima: dal brutto voto a scuola al rifiuto sentimentale».

La cronaca recente racconta di diversi casi di suicidio giovanile in cui l’ultimo messaggio, come in questo caso, è stato pubblicato sui social network, o registrato con un video. Un comportamento che non deve stupire: «i social media» conclude De Leo «nel bene e nel male sono parte della nostra vita quotidiana, facendosi veicolo di notizie buone o cattive. Diverse persone, in Italia e all’estero, hanno preannunciato così la propria morte: questo non deve sembrarci strano, fa sensazione solo perché siamo più abituati al biglietto scritto a mano, ma il significato è lo stesso. Certo un annuncio comunicato prima di compiere il gesto è una richiesta d’aiuto, un’ultima speranza di salvezza».

Numerose istituzioni hanno attivato dei numeri verdi a cui rivolgersi per chiedere aiuto, sia per sé sia per una persona vicina. I principali sono: Telefono Amico 199.284.284; Telefono Azzurro 1.96.96; Servizio regionale per la salute degli imprenditori (Progetto InOltre) 800.334.343 e De Leo Fund 800.168.768.

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