Quattromila “no” alla caccia nel Bosco

Associazioni e cittadini mobilitati da due anni per vietare le doppiette in tutta l’area verde. La petizione sarà inviata a Zaia
Foto Agenzia Candussi/ Mion/ Dese, via Altinia/ Veduta della zona dove è stata uccisa una volpe vicino al maneggio di Praello
Foto Agenzia Candussi/ Mion/ Dese, via Altinia/ Veduta della zona dove è stata uccisa una volpe vicino al maneggio di Praello
MESTRE. Vogliono far pesare le oltre quattromila firme raccolte per vietare la caccia in tutto il Bosco di Mestre. Le vogliono far pesare al Presidente della Regione Luca Zaia che questa estate ha vietato la caccia a ridosso dell’aeroporto Marco Polo. Sono le associazioni che da sempre sono “guardiane” dell’area verde creata attorno a Mestre.


«Nell’agosto del 2015 varie associazioni (non solo animaliste) del territorio si sono mobilitate, con raccolta firme e manifestazioni, per far sì che per tutte le aree boschive ricadenti sotto l’Istituzione Bosco e Grandi Parchi di Mestre vigesse l’ordinanza di divieto caccia, che annualmente viene fatta dal sindaco di Venezia per i soli boschi di Zaher e Campalto. Cosa peraltro richiesta anche dalla stessa istituzione, che con fondi pubblici li ha attrezzati (con una spesa di quasi 5 milioni di euro) e li gestisce (circa 900 mila euro all’anno per manutenzione e canoni di locazione)» spiega Cristina Romieri, portavoce delle varie associazioni che hanno aderito alle iniziative «Inconcepibile era infatti che da inizio settembre e per ben 6 mesi venissero chiusi ai visitatori per proteggere la loro incolumità gli altri sei boschi (Manente, Zuin, Terronazzo, Praello, Campagnazza, Cucchiaina sud), aperti invece ai cacciatori. La richiesta è fatta all’amministrazione comunale in base anche alla legge 157/1992 che in un suo articolo dice: è vietato a chiunque l’esercizio venatorio nei giardini, nei parchi pubblici e privati, nei parchi storici e archeologici e nei terreni adibiti ad attività sportive. Facendo presente che la nostra petizione aveva raccolto più di 4 mila firme (cartacee ed online), la petizione vuole rappresentare una pacifica ma forte presa di posizione. I promotori ribadiscono: «Per la grande maggioranza della popolazione la caccia rappresenta ormai un’inaccettabile crudeltà, violenza e devastazione dell’ambiente be ne comune».


A seguito di questa mobilitazione, il sindaco nell’agosto dello scorso anno ha esteso il divieto di caccia anche al bosco Manente. «Ma ovviamente non ci basta» continua Romieri «viste anche le recenti proteste per l’uccisione di una volpe nei pressi del centro abitato e per i continui spari a ridosso delle case. Analoga richiesta di emettere un provvedimento di divieto totale di caccia in tutte le aree del Bosco di Mestre la rivolgiamo anche al presidente della Regione. Il presidente della giunta regionale può limitare i periodi di caccia o vietare l’esercizio venatorio sia per talune forme di caccia che in determinate località, alle specie di fauna selvatica, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità. Può inoltre vietare temporaneamente la caccia in località di notevole interesse turistico a tutela dell’integrità e della quiete della zona. Come peraltro fatto nel luglio di quest’anno per la zona dal sedime dell’aeroporto di Tessera all’area lagunare», conclude Romieri.


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