Quattrocento anziani in attesa di un posto in casa di riposo
Penalizzate dala Regione le residenze per la terza età del Veneto orientale, lunghissime liste d'attesa
La casa di riposo "Monumento ai Caduti" di San Donà di Piave
SAN DONÀ. Quattrocento anziani in attesa dei contributi regionali nel territorio dell’Asl 4. Non possono accedere alle case di riposo nell’Asl più bistrattata. Il Coordinamento delle Case di Riposo del Veneto Orientale invoca dalla Regione l’equa distribuzione delle risorse in modo proporzionale. Chi ha un anziano in famiglia e vuole il contributo per l’assistenza in casa di riposo dovrà fare i conti con una mappatura delle differenze tra le Asl. «Peggio per chi appartiene alla Asl 4 Veneto Orientale», precisa il coordinamento, «dove davanti a un fabbisogno di 20.631.952 euro di contributi sanitari per gli anziani residenti, la Regione ne concede solo 13.922.967. Ovvero ben 6.708.985 in meno. Pari a 373 impegnative in meno rispetto alle reali necessità della popolazione anziana. E non va meglio alla Asl 6 Euganea, dove le impegnative fanno rilevare un saldo negativo pari a 594, così come alla Asl 3 Serenissima, -360, alla Asl 9 Scaligera, -31. I cittadini prediletti della Regione vivono nel Vicentino e nel Bellunese”.
«In alcune Asl i contributi risultano inutilizzati», aggiungono, «sono 1. 357 per la precisione. In quelle penalizzate, invece, ci sono 1.358 famiglie che attendono il contributo regionale per accedere all’assistenza. Nel Veneto Orientale ci sono 1.015 posti letto realizzati e accreditati dalla Regione, mentre le impegnative sono 750. Ciò significa che il 26% dei posti letto/anziani rimane senza impegnativa, ovvero l’autorizzazione, e il contributo. E la Regione ha autorizzato nell’Asl 4 la costruzione di nuove residenze per ulteriori 660 posti letto. Ma il numero di impegnative non viene adeguato. Ciò porterà al 55% il numero di posti letto senza impegnative/contributi. Non possiamo lasciare a casa i quasi 400 anziani di Sandonatese e Portogruarese in attesa di contributi, e neppure mettere a rischio i posti di lavoro dei 900 dipendenti delle case di riposo».
(g.ca.)
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