Quattro anni a testa per i ricatti a luce rossa

Una coppia si era abbandonata a effusioni lungo l’argine dell’Idrovia a Mira poi aveva chiesto soldi a un pescatore: «Tu guardavi, o paghi o ti denunciamo»
MIRA. Estorsione a sfondo sessuale, coppia condannata a otto anni. Così ha deciso ieri il giudice per l’udienza preliminare Alberto Scaramuzza per Ivano Casalgrande, 52 anni, e Pepita Cussadiè, 50 anni, pluripregiudicati residenti a Pionca di Vigonza, accogliendo la richiesta formulata dalla pubblico ministero Francesca Crupi. Quattro anni a testa per quanto successo l’11 marzo lungo l’argine dell’Idrovia a Mira.


La coppia si era piazzata lungo il canale con la macchina e aveva atteso l’arrivo del primo sconosciuto, diventato immediatamente vittima. A finire nella trappola, un giovane e ignaro pescatore sportivo. Mentre il ragazzo stava passando con tutta l’attrezzatura per la pesca vicino all’auto in sosta, Cussadiè e Casalgrande avevano mimato un rapporto sessuale consumato con la portiera dell’auto aperta. Al giovane, decisamente imbarazzato, avevano chiesto se avesse voluto unirsi. Lui aveva rifiutato la proposta e si era avviato a passo svelto verso la sua auto. A quel punto la coppia era passata alla seconda parte del piano, ovvero raggiungere il pescatore per chiedergli tutti i soldi che aveva in tasca quale prezzo dello “show” a luci rosse a cui (suo malgrado) aveva appena assistito. Il giovane aveva consegnato tutto quello che aveva in tasca, ovvero 40 euro. Troppo poco per la coppia, che aveva minacciato e intimidito la vittima chiedendo altri soldi, altrimenti sarebbero risaliti all’indirizzo di casa attraverso la targa della macchina e avrebbero svelato ai familiari quanto era successo - a loro dire - lungo l’Idrovia.


Il pescatore aveva ceduto alle pressioni e si era recato al bancomat più vicino, “scortato” da Cussadiè e Casalgrande. Ma nel conto non c’erano soldi. Allora la coppia aveva cercato di farsi fare un pieno alla macchina, ma anche la tessera carburante che il giovane aveva in portafogli era scarica. La coppia aveva allora giocato l’ultima carta, ovvero fissare un incontro davanti alla chiesa di Dolo per la sera stessa, con la consegna da parte del pescatore di 250 euro. Prima dell’appuntamento, però, il giovane era andato dai carabinieri per denunciare tutto. All’incontro davanti alla chiesa si era comunque presentato e aveva consegnato loro una busta con fogli di carta al posto delle banconote. Cussadiè e Casalgrande avevano subodorato che ci fosse lo zampino dei carabinieri ed erano fuggiti. L’arresto era scattato dopo tre settimane, in esecuzione di una ordinanza.


La coppia non è certo nuova a sexy estorsioni: ai primi di agosto i due sono nuovamente finiti in carcere per aver ricominciato a chiedere soldi ad alcune vecchie vittime padovane di ricatti a sfondo sessuale.


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