«Quanto fatto non basta? È vero. Per le nuove fasce boschive in arrivo dall’Europa 2,6 mln»

La presidente della Concessionaria autovie venete (Cav) Luisa Serato, spiega cosa succederà in futuro
Luisa Sorato
Luisa Sorato

MESTRE. «Quel che è stato fatto non basta? E’ vero, per questo stiamo cercando di migliorare la situazione», dice Luisa Serato, presidente di Cav da ottobre del 2015. Gli esiti del Passante verde a oggi sono stati piuttosto deludenti soprattutto per il ritardo con cui gli interventi sono stati realizzati rispetto all’apertura dell’autostrada. «Ma quel che era previsto di fare, è stato fatto», aggiunge la presidente, «ma capisco bene che per le persone non è sufficiente».

Oggi in ballo, per potenziare le fasce alberate, ci sono 2,6 milioni di euro. È un finanziamento richiesto da Cav all’Europa nell’ambito del progetto Life-Autostrade verdi. L’intenzione di Cav è di realizzare, per ogni lato del Passante, fasce boschive di 40 metri e, dove non ci fosse la possibilità, trovare un’area vicina al Passante che possa comunque funzionare da compensazione, soprattutto per le polveri sottili.

La prima fase del progetto prevede la piantumazione di alberi nei terreni che già sono di proprietà di Cav. Il Comune di Scorzè ha messo a disposizione un vasto terreno a Cappella per potervi fare un bosco. La seconda fase invece prevede, con la mediazione delle associazioni di categoria, la ricerca di un accordo con i proprietari terrieri che andrebbero a sostituire gli appezzamenti coltivati a mais o barbabietola con alberi e arbusti, in cambio di una sorta di “affitto” pagato da Cav, e dalla possibilità di mettere a reddito gli arbusti, ad esempio per realizzare biomassa.

L’accordo al posto dell’esproprio. «La prima parte, che prevede la piantumazione di alberi nei nostri terreni», spiega la presidente di Cav, «potrà partire tra la fine del 2017 e inizio 2018, mentre per la seconda fase dovremo raggiungere l’accordo con i proprietari». Ed è chiaro che, anche con la mediazione delle associazioni di categoria come la Coldiretti, rischia di essere complicato. Quanti soldi vorranno gli agricoltori per rinunciare al raccolto di mais o barbabietole? La mediazione dovrà trovare un punto di caduta che sia utile per tutti.

«Garantire agli agricoltori un’analoga redditività», fanno sapere da Cav, «sostituendo i boschi alle colture, questa à la sfida». Per ciò che riguarda il tipo di piante con le quali costruire le barriere verdi, il modello di riferimento sarà quello dell’azienda agricola sperimentale Diana, di Veneto Agricoltura. Prevede quelli che vengono chiamati “moduli boschivi” ad altezza crescente che, quando necessario, permetta di tagliare alcune piante senza compromettere le funzione delle fasce protettive. Da parte loro i Comuni imporranno vincoli urbanistici sui terreni - che dovranno restare agricoli - almeno fino alla fine della concessione di Cav, attualmente al 2032. Sperando che nel frattempo gli alberi siano cresciuti.

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