«Quando finisco il lavoro io ho paura di uscire»

MUSILE. Il primo ad arrivare ieri mattina in piazza delle Magnolie nel cuore di Musile, come viene chiamata prendendo il nome dall'omonimo condominio soprastante, è Toni Davanzo. Ormai si è sparsa la voce di una sparatoria. Qualcuno già andava raccontando da un bar all'altro che uno ci aveva rimesso la vita.
Davanzo racconta una barzelletta per allentare le tensioni, poi lo sguardo del tecnico riparatore di televisioni, consumato attore in storiche compagnie teatrali del Basso Piave, improvvisamente si fa serissimo. «Da tempo a Musile la situazione è diventata preoccupante sul fronte della sicurezza» dice «Ci sono frequentazioni che creano problemi nella cittadina e questa zona non fa certo eccezione».
Al vicino negozio, l'ortofrutta Sandonato, la graziosa commessa Daniela dice di aver paura di uscire la sera. «Quando finisco il lavoro» spiega «soprattutto se tardi, cerco di stare attenta. Non posso negare di avere spesso paura». Tra i residenti si nota una forte omertà, almeno in pubblica piazza. Rispondono al citofono: «Abbiamo sentito dei rumori, forse uno sparo, ma non sappiamo cosa sia successo».
Invece lo sanno benissimo. Hanno osservato dalle finestre, come fanno spesso. E poi tempestano il Comune, e in particolare il sindaco, di mail in cui parlano di una situazione invivibile, prendendosela con il bar Paparazzi Caffè che il sindaco vorrebbe far chiudere al centro della piazza parcheggio di Musile.
Nella piazza virtuale, attraverso la rete, si sfogano e raccontanto tutto, protetti dal video del terminale. «Non è criminalizzando un locale che si ottiene qualcosa» hanno detto dalle file dell'opposizione Ivan Saccilotto e Luciano Carpenendo, entrambi consiglieri del Pdl «I problemi ci sono da tempo, i cittadini lamentano la mancanza di sicurezza e controlli in molte zone del territorio. Il vero problema è che non si ottengono risultati con gli slogan e le battute sui giornali. Ci vuole prevenzione e, aggiungiamo, organizzazione dei servizi. Avevamo tanto parlato di zonizzazione e squadre coordinate delle polizie locali del territorio, ma anche quel progetto è stato affossato, in fin dei conti solo perchè San Donà e Jesolo litigavano sul comandante di tutte le polizie locali unite. Allora evitiamo tensioni con il prefetto e puntiamo invece al dialogo costruttivo con il buon senso che è proprio, o dovrebbe esserlo, di chi amministra una comunità».
Al bar "Cral" di Musile si batte la carta già di buon mattino. Alcuni pensionati seduti al tavolo giocano al consueto scopone di metà mattinata. «Ormai abbiamo tutti paura, rubano ovunque, ci sono uomini sconosciuti che si aggirano nel paese. Di loro non si sa mai nulla, nè di cosa vivono. Adesso si arriva anche a sparare, chissà dove arriveremo».
Poi le battute si sprecano, al bar come lungo le strade o in piazza. Il canovaccio della tragedia racconta di una gelosia sfociata in violenza cieca. Una brutta storia che vede come protagonisti il cittadino del posto nel ruolo di aggressore contro l'extracomunitario venuto da lontano nel ruolo di vittima. Esplodono rabbia e discriminazione, seppure sotto forma di scontate battute. Inutile dire per chi si parteggia da queste parti dopo una simile vicenda.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia