«Quando cucivo le vesti per il giovane Papa Francesco»
VENEZIA. Da giovane, a Buenos Aires, cuciva e ricamava le vesti per l’allora don Bergoglio, oggi Papa Francesco. Ora suor Annarosa Alban, 77 anni, originaria di Montebelluna, è la custode (cioè la superiora) dell’Istituto delle Figlie di San Giuseppe. Dopo 120 anni di presenza in città la congregazione lascia la città: il palazzo in calle dei Ormesini, a Cannaregio, in cui dimoravano, è già stato venduto. Domenica, nella chiesa di San Marcuola, don Stefano Costantini, don Federico Niero e la comunità hanno salutato e ringraziato suor Annarosa, Marinella (81 anni) e Aldina (86), le ultime religiose rimaste. «Avete dedicato tutta la vita a servizio della liturgia e del prossimo bisognoso. Ci mancherete. La vostra umile presenza non troverà facile sostituzione».
Ed è proprio suor Annarosa a parlare della sua vita, in particolare del periodo in cui lavorò al fianco di papa Bergoglio. «Ho studiato all’Accademia di Belle Arti a Venezia» racconta «per anni, con le mie consorelle, ho confezionato paramenti e biancheria per le chiese e il clero. Per tutta la vita abbiamo pregato, lavato, stirato, inamidato, ricamato, rammendato, preparato e distribuito ostie e vino. Ci prendevamo cura dei paramenti e della biancheria, distribuivamo vino e particole. A noi era affidato il servizio in Basilica, altre chiese e altre diocesi si rivolgevano a noi. Dai Frari a San Simeon Piccolo, dagli Scalzi a San Silvestro, da Santo Stefano al Seminario patriarcale veneziano». Le suore confezionavano tovaglie, casule, stole, stoloni, corporali, copricalici, coprileggii. Utilizzavano filati pregiati di cotone, lino, seta, argentati, dorati, metallici. Le matassine provenivano dalla Francia, Spagna, Giappone. Un’opera paziente e un compito delicato.
Suor Annarosa racconta però anche degli anni trascorsi in Brasile e in Argentina. Da giovane, a Buenos Aires, cuciva e ricamava le vesti per il giovane prete che poi è diventato Papa Francesco: «Il suo stile è rimasto tale e quale. Era il superiore della Casa di spiritualità, era sempre impegnato. Lavoravamo per la sua Comunità e pregavamo». Le due case distavano circa venti minuti di buon cammino. La religiosa continua: «Facevo quello che adesso faccio per la Basilica di San Marco. Per la messa dell’allora monsignor Bergoglio tenevo pulita la biancheria dell’altare. Per lui e gli altri religiosi lavavo, stiravo, cucivo, ricamavo, se necessario rammendavo oppure confezionavo il poco corredo che mi veniva richiesto».
Nella diocesi veneziana la presenza delle Figlie di San Giuseppe, voluta dal Patriarca Giuseppe Sarto poi Papa Pio X, sembrava, fino a poco tempo fa, indispensabile, oltre che preziosa. Nonostante ciò la Casa generalizia ha però deciso di chiudere il palazzo abitato fin dal 1920. Sacerdoti e seminaristi sono addolorati. La suora conclude: «Fino a poco tempo fa facevamo e distribuivamo ostie e vino. Ogni giorno disdico richieste dal Veneto, Ferrara, Grado, Belgio. Mi hanno destinata a Racconigi, Cuneo. Mi si spezza il cuore lasciare la casa e Venezia».
Il palazzo che la congregazione ha occupato per decenni lascerà il posto a un albergo, un ristorante, un centro riunioni. L’ennesimo albergo in centro storico, ricordavano i fedeli al termine della messa di domenica. «Siamo disponibili ad insegnare il lavoro a chi fosse interessato» auspica suor Annarosa «perché il laboratorio possa continuare l’attività. Vi aspettiamo».
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