Puzza dall’allevamento a processo i due titolari

Torre di Mosto. La struttura in via Rotta ospita circa 40 mila fagiani I problemi soprattutto d’estate con il caldo e l’invasione delle mosche
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - TORRE DI MOSYTO - ALLEVAMENTO IN VIA ROTA 8
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - TORRE DI MOSYTO - ALLEVAMENTO IN VIA ROTA 8

TORRE DI MOSTO. A Torre di Mosto, chi abita vicino all’allevamento dei fratelli Mattiuzzo, Alfio e Graziano, rispettivamente 68 e 66 anni, non ne potevano davvero più. Migliaia di mosche, soprattutto d’estate con il caldo, ma non solo, e poi la puzza tremenda, così hanno più volte chiesto l’intervento delle autorità sanitarie, prima, e giudiziaria, poi in modo che quel supplizio terminasse. Adesso i due fratelli sono finiti sul banco degli imputati, davanti al giudice monocratico di Venezia, per rispondere di getto pericoloso di cose e per aver di fatto creato una discarica abusiva.

I Mattiuzzo gestiscono da anni un allevamento di fagiani, ne allevano addirittura quarantamila, la loro società si chiama «Allevamento Selvaggina La Rotta» e prende il nome dalla strada dove si trova la struttura, in via Rotta appunto. Attorno, però, ci sono le case, invase dalle mosche prodotte dalla montagna di sterco dei fagiani, che i due fratelli avrebbero accumulato all’aperto nel loro terreno. Stando al capo d’imputazione, avrebbero omesso ogni tipo di adeguamento in modo da evitare l’invasione delle mosche. A d esempio coprire con teloni le montagne di sterco o trasportarlo in altro luogo, in discariche per smaltirlo o, meglio, per trasformarlo in concime per le coltivazioni agricole della zona.

Stando al codice penale, rischiano fino a un mese di arresto. L’articolo del codice che è stato contestato loro, infatti, così recita: «Chiunque getta o versa cose atte a offendere o imbrattare o molestare le persone ovvero provoca emissioni di gas, vapori o di fumo atti a cagionare tali effetti è punito». La pena, dunque è modesta, come lo è per il secondo reato contestato. Ma nei loro confronti si sono costituiti parte civile non solo chi abita nei pressi del loro allevamento, ma anche la Provincia di Venezia, alla quale avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione per gestire la discarica in cui avevano raccolto gli escrementi dei fagiani che allevano e, presumibilmente, l’ente non avrebbe di certo concesso loro il via libera. Parti civili che chiederanno al giudice che li processerà - ieri l’udienza che li vedeva sul banco degli imputati è stata rinviata ad altra data - che i due fratelli vengano condannati anche al risarcimento. Presumibilmente, dunque, più della pena detentiva, che sarà cancellata dalla sospensione condizionale, temono le cifre che dovranno sborsare.

Giorgio Cecchetti

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