«Punto nascite chiuso a Venezia? Sarebbe follia»
VENEZIA. Il malumore che già negli anni passati era serpeggiato in città al ventilato rischio di chiusura del reparto lagunare, è pronto a riesplodere nuovamente. Basti pensare ai tempi di percorrenza che una donna in gravidanza a Pellestrina, al Lido o Burano dovrebbe affrontare per raggiungere l'ospedale di Zelarino e sottoporsi alle cure mediche e all'iter del parto. Specie in condizioni meteorologiche avverse, dal momento che già in condizioni normali lo spostamento sarebbe di suo già complesso, e decisamente scomodo anche utilizzando idroambulanze o autoambulanze.
I medici. «Va riconosciuta la specificità veneziana anche in questo caso» afferma Giovanni Leoni, presidente dell'Ordine provinciale «È ovvio che tutti speriamo di poter mantenere il punto nascite al Civile, e avrebbe ancor più senso dopo i cospicui investimenti fatti per potenziare i reparti vicini di Ginecologia e Pediatria. Il direttore generale dell'Usl 12 prima e Serenissima ora, ha impostato standard di qualità cui non possiamo rinunciare ora».
La Regione. Il governatore Luca Zaia è deciso a difendere a spada tratta non solo il punto nascite del Civile (su cui, tra l’altro, negli ultimi anni sono stati fatti notevoli investimenti) ma anche gli altri sei messi in discussione dalla normativa nazionale (Asiago, Trecenta, Valdagno, Adria, Piove di Sacco e Pieve di Cadore). La conferma è arrivata anche ieri da Palazzo Balbi. E il vice presidente del Consiglio regionale Bruno Pigozzo (Pd) sull'argomento osserva: «È una questione che si conosce, ma il tema della specificità veneziana non può e non deve essere messo in discussione. Prendiamo atto della scelta della Regione di lavorare al mantenimento dei punti nascita in discussione tra cui Venezia: i parametri di garanzia per il Civile devono essere totali, per garantire una risposta adeguata a qualsiasi necessità a tutela di madre e bambino, anche in caso di pericolo. Stiamo lavorando affinché tutto il lavoro svolto tre anni fa ai tempi delle schede regionali non diventi una chimera. Da qui anche la richiesta di ritiro dell'attuale delibera regionale sulla ripartizione tra le varie Usl».
Le Municipalità. «Una chiusura sarebbe una follia» afferma il presidente di Lido e isole Danny Carella. «Da Pellestrina si potrebbe andare a Chioggia, ma dal Lido a Mestre ci vorrebbe un'ora e mezza per arrivare in ospedale». «Chi guarda a Venezia dall'esterno non valuta la specificità della nostra città» commenta il presidente della Municipalità di Centro storico, Murano e Burano, Giovanni Martini. I ritmi e le necessità di Venezia sono diversi. Chiudesse il punto nascite, inizierebbe a sgretolarsi il sistema assistenziale e se ne andrebbero ancor più residenti». Proprio quello che da più parti si chiede di evitare.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia