Pulizie, addette in sciopero nelle sedi dei pompieri

Mestre. Ritardi nel pagamento degli stipendi e continui cambi di cooperative nei servizi. La gara per le strutture della Finanza? Vinta dall’azienda che non ha versato i Tfr   

MESTRE. Pagamenti in ritardo, Tfr non ancora versati - o saldati solo per ordine del tribunale del lavoro - dipendenti che passano da una cooperativa all’altra nella guerra degli appalti al massimo ribasso. Nel mezzo ci sono loro, quelle - perché sono quasi tutte donne - che puliscono lo sporco degli altri: negli uffici pubblici e privati, negli ospedali, nelle scuole o nelle mense aziendali. Un esercito di 15 mila addette, molte precarie, appese all’esito di gare di appalto vinte con la logica del massimo ribasso, spesso con salari sotto i mille euro: tutto dipende da quante ore riesci a lavorare.

Un mondo spesso sommerso, poco conosciuto. In cui si mescolano rabbia (perché gli stipendi sono spesso in ritardo) e rassegnazione (perché spesso non ci sono alternative). L’ultimo episodio a emergere riguarda le quindici lavoratrici della De.Ma di Sulmona (L’Aquila) del Consorzio Unilabor di Vicenza che si occupa della pulizia delle sedi dei vigili del fuoco in città, la sede principale lungo il Terraglio e le altre della provincia, compresi gli uffici del centro storico. I ritardi nei pagamenti sono stati la prassi nell’ultimo anno. E oggi, arrivati quasi a metà dicembre, le dipendenti non hanno ancora ricevuto lo stipendio di ottobre, e dalla sede vicentina del Consorzio Unilabor, nonostante le numerose email di sollecitazione, continuano a non arrivare risposte. Per questo, fino a che non otterranno una garanzia, le donne delle pulizie hanno deciso di incrociare le braccia. «Lo sciopero è stato proclamato fino a domenica», spiega Morena De Pieri della Uil Trasporti, «ma se non arriveranno risposte andremo avanti ad oltranza». I sindacati hanno scritto alla De.Ma, all’Unilabor e anche al comando dei vigili del fuoco ma non hanno ottenuto alcuna risposta. «Una situazione imbarazzante», racconta ancora De Pieri, «che rischia di creare problemi di carattere sociale». L’ Unilabor in Veneto ha anche molti altri appalti tra i quali quello dell’Università e dell’Esu di Padova, oltre che dell’Aim, società multiutility Vicenza. E fino alla fine dell’anno ha in gestione anche l’appalto per la pulizia degli uffici della guardia di finanza. E’ questo un altro capitolo che bene racconta la giungla del settore e dove una società portata in tribunale dai lavoratori per il mancato pagamento del Tfr è tornata a vincere lo stesso appalto della guardia di finanza. Allacciate le cinture: fino al 2015 l’appalto per la pulizia delle caserme era affidato alla Se.Gi di Cosenza, che il primo giugno del 2015 ha lasciato il posto alla Helyos (Consorzio Unilabor) senza però versare il trattamento di fine rapporto (Tfr) alla lavoratrici. Il 31 dicembre del 2016, viste le difficoltà dimostrate anche dalla Helyos a pagare le lavoratrici, nell’appalto subentra la Sybaris (sempre Unilabor) con l’impegno a versare anche le spettanze non ancora versate da Elyos.

Ma poiché questo non è avvenuto, nelle scorse settimane la guardia di finanza ha bloccato le fatture alla ditta, e ha pagato direttamente le dipendenti. La chiosa finale di questa vicenda è che, stando all’ultimo appalto, dal primo gennaio del 2018 a gestire l’appalto delle pulizie per la Finanza sarà di nuovo la Se.Gi, la società di Cosenza che deve ancora versare il Tfr alle dipendenti. Un giro dell’oca in cui si torna punto e a capo, e in cui le lavoratrici non sanno più se fidarsi o meno. «Lei si fiderebbe», confida una signora, «a tornare a lavorare per conto di chi da due anni non le ha ancora pagato la liquidazione?». Proprio nei giorni scorsi Se.Gi ha contattato i sindacati per cercare di trovare un accordo, in previsione anche del passaggio del personale. «Sono centinaia le donne che si trovano in situazioni simili a queste», spiega Roberta Gatto, della Filcams Cgil, «soprattutto negli appalti gestiti con grandi lotti che riguardano le forze dell’ordine e gli uffici pubblici».

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