Province, Zaia tira il freno: «Stop fino alla sentenza della Consulta»

Il governatore non si schiera sulla PaTreVe, nonostante il sì di Gobbo: «Meglio attendere il verdetto della Corte Costituzionale». Ma si lancia nelle presidenziali Usa: «Voterei per Obama»

VENEZIA. Sospendere tutte le modifiche a province e città metropolitane in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sui ricorsi delle Regioni. È la proposta del presidente del Veneto, Luca Zaia, che così ha commentato lo slittamento della sentenza, che era prevista per oggi: «Anche se arrivasse postuma farebbe giurisprudenza - ha chiosato a margine della riunione della giunta regionale - forse varrebbe la pena di sospendere tutto finchè la Corte Costituzionale non si esprime su città metropolitana e futuro delle province», ha aggiunto su un tema che in Veneto è particolarmente «caldo», con alcuni comuni del padovano, capoluogo compreso, che premono per entrare nella città metropolitana di Venezia e la prima apertura in questo senso anche del sindaco di Treviso.

Rispondendo poi a chi parla di una Regione che ha scelto di non scegliere, Zaia ha ricordato come la spending review non prevedesse «che la Regione dovesse decidere, ma che fosse costituito un tavolo che doveva elaborare un progetto». Inoltre, ha aggiunto, la legge della revisione della spesa «non parla di altre province che entrano nella città metropolitana di Venezia». «Le aree di coordinamento ben vengano, ma che si pensi a soggetti giuridici che possano portare di più ad alcuni veneti e meno ad altri io non lo condivido», ha poi spiegato ancora Zaia commentando la proposta della Pa-Tre-Ve, anche perchè il suo ruolo «è quello di portare la perequazione» fra i veneti. «Tutti i territori devono avere la giusta dose di autonomia», ha concluso.

«È un obbligo sostenere Obama». Se dovesse votare per le presidenziali Usa, il presidente del Veneto, Luca Zaia, non avrebbe dubbi a riconfermare l’inquilino uscente della Casa Bianca. «Perché Obama? - ha risposto ai giornalisti - Perché ha avuto il coraggio di portare avanti una linea molto labour nella politica americana. È vero, non ha concluso nulla, ma perché ha trovato sulla sua strada la burocrazia. E, comunque, ha avuto il coraggio di mettere in discussione il dogma della sanità in un Paese che si dice civile, ma chiede la carta di credito prima di curarti». «È dunque nostro obbligo - ha concluso Zaia - sostenere Obama, che è stato capace di presentarsi con un simile programma in un Paese ultra conservatore come gli Stati Uniti».

«Ritirare le truppe dalle missioni internazionali». Premettendo che la sua posizione dipende solo marginalmente dallo stato di obiettore di coscienza, il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha affrontato con la stampa il tema del riordino della difesa, affermando che «non può prescindere dal ritiro delle truppe dalle zone di guerra, che porta a spendere miliardi di euro in un momento in cui, dall’altro lato, si tagliano le pensioni». Sul tema delle missioni internazionali, Zaia ha ricordato che «quando al Governo c’ero anch’io, già allora Obama parlava di exit strategy», invitando l’opinione pubblica ad interessarsi al tema «adesso e non solo quando c’è qualche morto da commemorare». «Le cosiddette missioni di pace - ha concluso il presidente - costano tanto e sono mosse dalla volontà di accreditarsi con la comunità internazionale solo attraverso la nostra presenza. In un momento in cui stiamo affondando, pensiamo invece a salvarci, invece di cercare portare la democrazia dove da tempo si sta intervenendo senza che questo, pensiamo ad esempio all’Afghanistan, abbia però fatto venir meno i problemi».

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