Protocolli sulle bricole, caos in laguna
VENEZIA. Caos bricole in laguna. Ce ne sono di cadenti, e il Provveditorato alle Opere pubbliche non ha i soldi per restaurarle. Di legno e di poliuretano, con le graffette e i “mutandoni” in plastica. Una babele. A complicare le cose arriva adesso anche una sentenza del Tar del Veneto. Che ha respinto un ricorso presentato dall’associazione ambientalista Vas (Verdi, Ambiente e società) e dall’architetto Sandro Castagna.
I ricorrenti chiedevano fosse annullato il protocollo integrativo sulle «modalità di utilizzo di legno o materiali alternativi per pali o strutture marittime nella laguna di Venezia», approvato con delibera dal commissario straordinario del Comune Vittorio Zappalorto il 24 febbraio del 2015. Si trattava di una variazione al testo originale del Protocollo, approvato quattro anni prima, nell’ottobre del 2011 e firmato dalla giunta Orsoni e dal Magistrato alle Acque. Dopo una lunga sperimentazione si erano autorizzati anche i pali in poliuretano, sicuramente più duraturi anche se non sempre adatti all’ambiente lagunare.
«Nel protocollo del 2011», scrivevano i ricorrenti, «risulta non ammesso l’utilizzo dei pali sintetici in farine di legno e resine (lett. l) e dei pali sintetici in poliuretano espanso con elastomeri (lett. m), mentre viene consentito l’utilizzo dei pali sintetici in poliuretano con anima metallica (lett. n) e dei pali sintetici in materiale riciclato al 100 per cento proveniente dai rifiuti solidi urbani e con anima metallica (lett. o).
«Ma secondo i giudici amministrativi (Maurizio Nicolosi, Pietro De Berardinis, Nicola Fenicia) i ricorrenti non avevano titolo a firmare un ricorso collettivo. E dovevano opporsi non soltanto al provvedimento del 2015, ma anche a quello originale del 2011.
Dunque secondo la sentenza del Tar quel protocollo resta in vigore, comprese le sue varianti.
Ma la confusione è massima. Sono ben visibili nei rii interni i pali non di legno. Rigidi e a volte pericolosi per l’integrità delle imbarcazioni in legno. Molto più belli quelli tradizionali in legno, che sono però soggetti a rapido consumo, per le correnti e le maree, e anche per la presenza di teredini, vermi acquatici molto ghiotti di legno. La durata media di un palo e di una bricola si è dunque ridotta negli ultimi anni, le spese di installazione sono sempre più alte. Ma esistono sistemi per conservare più a lungo il palo senza ricorrere alla plastica, inquinante, brutta e non biodegradabile. Come la graffettatura, tecnica utilizzata ad esempio dalla cooperativa Daniele Manin. La ruggine della graffetta rende il legno indigesto alle teredini, e dunque inattaccabile. Ma su tutto questo non ci sono ancora direttive chiare. (a.v.)
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